Acquario Mediterraneo

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Acquario Mediterraneo

SOMMARIO

2          EDITORIALE

3          MAGAZIN

7          A COLLOQUIO CON…

10        RARITà

14        REPORTAGE FOTOGRAFICO

Acquariologia mediterranea

Harold Weiss

20        PRATICA

Animali mediterranei in acquario

Harold Weiss

28        PRATICA

Cattura e trasporto degli animali

del Mediterraneo

Harold Weiss

32        PRATICA

Tecnica acquariologica

per l’acquario Mediterraneo

Harold Weiss

36        PANORAMICA

Animali mediterranei

e la loro mantenibilità in acquario

Harold Weiss

41        POSTER

Il pesce scorpione rosso

(Dendrochirus brachypterus)

Daniel Knop

44        REPORTAGE

Il progetto Coralzoo:

l’ottimizzazione nell’allevamento

dei coralli

Tim Wijgerde e Dott. Ronald Osinga

48        VIAGGIO

I magnifici colori del Mediterraneo

Sonja Lackinger e Wolfgang Suchy

54        PRATICA

Dentro c’è il verme!

Daniel Knop

59        OGNI INIZIO E’ FACILE

Le pagine per l’acquariofilo marino

principiante

61        RITRATTI D’ACQUARIO

Il Mediterraneo in salotto

Harold Weiss

EDITORIALE

Nel caso dell’acquariologia mediterranea si può parlare di una sorta di disciplina dimenticata. Un tempo, infatti, rivestiva un interesse centrale nell’hobby dell’acquariologia marina e si può sostanzialmente considerare come il precursore dell’acquario di barriera tropicale. Il sale marino a quei tempi veniva offerto in barattolo, le attinie mediterranee in recipienti di vetro richiudibili. I primi pesci corallini erano già in vendita, ma la possibilità di riscaldare gli acquari era limitata ad apparecchi come quello chiamato “Lilliput”, funzionante a gas secondo il principio del bruciatore Bunsen, oppure di quello a spirito “Minimum II”, ed erano pertanto molto spartani. Era quindi più semplice indirizzare l’attenzione verso la fauna del Mediterraneo che richiedeva una temperatura minore e, come consigliava lo zoologo Hermann Lachmann nel 1927 nel suo libro “Aquarium und Terrarium” (Acquario e Terrario), collocare nell’acquario “rose di mare” (Actinia sp.) o “rose di mare filamentose” (Cerianthus spp.). Lachmann definiva un magnifico arricchimento della vasca anche la presenza di alcuni invertebrati con polipi e ascidie di mare. Inoltre come “poliziotti d’acqua” utilizzava alcuni Nereis pelagica che eliminavano tutti i residui di cibo, rimanendo però innocui verso gli altri animali. Si era molto lontani dal poter mantenere invertebrati zooxantellati e ci si limitava soprattutto agli organismi filtranti  che venivano alimentati secondo le possibilità di allora. Oggigiorno alcuni di questi approcci da profano verso il mantenimento in acquario possono far sorridere, ma il fascino che gli organismi marini esercitavano sulle persone era a quei tempi lo stesso di oggi. Ancora durante gli anni ’60 e perfino negli anni ’70 l’acquariologia mediterranea, seppur con metodologie di mantenimento migliori, in Germania e nei paesi vicini rivestiva un ruolo apprezzabile, mentre l’acquario marino tropicale era circoscritto principalmente al problematico allevamento dei pesci corallini, che nuotavano tra scheletri di corallo sbiancati. Soltanto il rapidissimo sviluppo dell’acquariologia corallina tropicale tolse alla fine vento alle sue vele, ed oggi è così poco conosciuta che l’acquariofilo medio spesso rimane meravigliato di quanto possa essere variopinta la comunità animale mediterranea in acquario. Una ragione più che sufficiente per occuparsene con maggior attenzione.
Anche in una vasca di barriera tropicale ci imbattiamo spesso in animali che conosciamo pochissimo. Un buon esempio a tal riguardo sono gli Dactylopus dactylopus, che talvolta non notiamo neppure se si trovano direttamente davanti ai nostri occhi. Questi affascinanti animali sono dei veri maestri nel sottrarsi alla nostra vista. Fino a che punto possano arrivare, l’ha potuto notare l’etologa Prof.ssa Ellen Thaler rimanendo letteralmente senza fiato.
Non meno sorprendenti sono le osservazioni effettuabili con gli animali urticanti mantenuti in acquario: che cosa induce un polipo che vive dei prodotti di fotosintesi e della cattura del plancton, ad ingerire un grosso verme o addirittura un pesce? Oltretutto senza poterlo digerire completamente! Non sempre le osservazioni in acquario rispecchiano i comportamenti naturali: talvolta invece ci forniscono informazioni sull’esistenza monotona tipica del mantenimento in acquario. Anche in questi casi, tuttavia, contribuiscono a far comprendere lo stile di vita e le necessità ambientali degli abitanti marini. In misura crescente anche la scienza della tecnica acquariologica si cimenta nello studio del mondo animale della barriera corallina, per comprendere meglio il modo di vivere dei coralli, la loro fisiologia e le loro necessità fisiche e chimiche. Attraverso le nuove conoscenze, elaborate per esempio nell’ambito del progetto CORALZOO, possono essere meglio inquadrate le reazioni dovute ai cambiamenti ambientali, e meglio coordinate le misure protettive per i biotopi. Tante più cose sappiamo sulle comunità viventi nei reef corallini, tanto più efficacemente potremmo proteggerle, perlomeno in teoria. Per noi acquariofili marini si chiude in tal senso un altro cerchio, perché l’hobby trae enorme profitto da tali conoscenze scientifiche, dato che molte confluiscono nei nostri acquari e possono contribuire considerevolmente a migliorare i metodi di mantenimento.