Cavallucci Marini Nani

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Cavallucci Marini Nani

  • 2 EDITORIALE
  • 3 LA POSTA DEI LETTORI
  • 5 MAGAZIN
  • 9 A COLLOQUIO CON
  • 14 RARITA’
  • 16 REPORTAGE FOTOGRAFICO
    Cavallucci marini nani 
    Daniel Knop
  • 22 REPORTAGE
    Piccolo ma bello 
    Cavallucci marini nani e pigmei 
    Daniel Knop
  • 32 PRATICA
    Il cavalluccio marino nano della Florida in acquario Hippocampus zosterae 
    Inken Krause
  • 41 POSTER
    Il pesce falco di Forster 
    Paracirrhites forsteri 
    Daniel Knop
  • 45 PRATICA Co-limitazione della crescita dei coralli in un acquario di barriera Hans-Werner Balling
  • 48 VIAGGIO
    La stagione delle piogge a Vilamendhoo 
    Proff.ssa Dott.ssa Ellen Thaler
  • 54 PRATICA
    La misurazione del valore di pH 
    Quello che ogni acquariofilo marino dovrebbe sapere Parte II 
    Stephan Gohmann
  • 60 RITRATTI D’ACQUARIO
    Un regno per un pesce 
    Inken Krause
  • 64 OGNI INIZIO E’ FACILE
    Le pagine per l’acquariofilo marino principiante 
  • 74 NOVITA’ DAL MERCATO

EDITORIALE

È veramente sorprendente quali impressioni può lasciare un animale così minuscolo. Mi capita spesso di ricordare il momento in cui vidi per la prima volta dei cavallucci marini nani, in particolare degli esemplari non ancora adulti lunghi appena circa 6 mm , dato che li avevo scoperti personalmente e non su indicazione del mio compagno locale di immersioni, a Raja Ampat nel sud est estremo dell’Indonesia. Osservando questi cavallucci marini pigmei ci si sente quasi come se ci si trovasse in un altro mondo, irreale, nel quale esistono favolosi nani e giganti (durante la prima immersione, poco dopo il primo cavalluccio marino pigmeo, ho incontrato anche la mia prima tridacna gigante cresciuta in natura, la Tridacna gigas ). Solo da pochi decenni si conosce l’esistenza di questi minuscoli esseri dalla bocca tubolare, e ancora oggi essi sono studiati solo marginalmente, dato che questi cavallucci marini praticamente non sono mantenibili in acquario. Questo dimostra quanto l’acquario marino sia diventato oggi un importante strumento di ricerca. Non è l’uomo che va verso il mare, ma il mare ad andare verso l’uomo. Quasi tutti quelli che sott’acqua si imbattono nell’affascinante cavalluccio marino pigmeo, lo osservano o lo fotografano soltanto, e quasi nessuno si dà la pena di trascorrere l’intera durata dell’immersione dinnanzi ad una gorgonia per vivere nei dettagli la vita di questi pesci, possibilmente senza toccare il corallo, cosa che si rivela straordinariamente difficile. Sicuramente nessuno ha investito tanto tempo nell’osservazione intensiva di questi cavallucci marini come la fotografa subacquea Denise Nilsen Tackett , colei che ha dato il nome a Hippocampus denise . In ogni caso neppure lei può dire di che cosa si nutrano questi animaletti. Secondo quanto mi ha riferito, li ha visti cibarsi di piccoli crostacei, che probabilmente erano presenti sulla gorgonia che li ospitava, ma nel caso di altri cavallucci marini pigmei questo non avveniva. Soltanto per l’osservazione di H. bargibanti ha investito quasi 200 ore di immersioni, senza però verificare alcun comportamento nutritivo. Si tratta di una cosa complicata, perché a causa della loro minutezza è necessario avvicinarsi talmente tanto a questi animaletti da non riuscire ad evitare di infastidirli. Forse il processo di assunzione del cibo che si vuole osservare viene evitato proprio a causa dell’osservazione. Solamente attraverso esperimenti in acquario la scienza potrebbe scoprire dettagli maggiori sul loro comportamento nutrizionale. Si sa molto di più sul cavalluccio marino nano della Florida ( Hippocampus zosterae ), dato che non solo si lascia mantenere, ma anche riprodurre in acquario. Inoltre con questo cavalluccio disponiamo perfino di un occupante adatto per una minuscola Nano vasca di barriera, perché negli acquari più grandi non si riescono a ricreare le condizioni di mantenimento idonee, visto che è semplicemente troppo piccolo. Nelle vasche più spaziose questo piccolissimo esserino non sarebbe in grado di sopravvivere. Per anni questa specie non era ottenibile, ma dopo che nell’ultimo periodo degli esemplari isolati sono arrivati in Europa dalla Florida, si può sperare che vengano attivamente riprodotti, cosicché in futuro molti acquariofili abbiano la possibilità di mantenere questa graziosa specie. All’altro capo della scala di grandezza acquariologica si trovano le tridacne, che nell’acquaristica marina hanno trovato moltissimi estimatori. Quali impressionanti successi siano possibili con questi molluschi tanto poco esigenti quanto facili da mantenere, lo dimostra la tridacna da acquario fino ad ora più vecchia: questa, fino a poco tempo fa, si trovava in una vasca di barriera privata di Ulm (Germania). Il dott. Dieter Brockmann ha scritto un articolo sul tema, perché questo ospite lo ha accompagnato attraverso gli ultimi tre decenni nel suo hobby dell’acquariologia marina, e non sempre è stato facile, per nessuno dei due. Le cose non sono andate in modo propriamente semplice neppure per la proff.ssa Ellen Thaler, durante il suo viaggio alle Maldive per comparare le osservazioni in un determinato reef con dei precedenti valori. Il mare è stato eccezionalmente tempestoso, talmente tanto che quasi nessuno aveva immaginato che sott’acqua ci fosse visibilità. Con una tale ventosità e pioggia dopo tutto nessuno si immerge, o no? Sì, i ricercatori comportamentali! E questi con simili condizioni compiono osservazioni che con il bel tempo non sarebbero state quasi possibili.