Coralli Nr.21

MCCHIE OCULARI

21

Acquista la rivista
Leggi le condizioni di acquisto
Versione cartacea



Macchie oculari

SOMMARIO

  • EDITORIALE
  • LA POSTA DEI LETTORI
  • MAGAZIN
  • A COLLOQUIO CON…
  • LO SPECCHIO DEL WEB
  • RARITÀ
  • REPORTAGE FOTOGRAFICO
    Macchie oculari.
    Prof.ssa Dott.ssa Ellen Thaler e Daniel Knop
  • REPORTAGE
    Occhio apparente vigila.
    Macchie oculari nei pescie
    Prof.ssa Dott.ssa Ellen Thaler
  • PRATICA
    Occhio o occhio apparente, questo è il dilemma!
    Prof.ssa Dott.ssa Ellen Thaler
  • REPORTAGE
    Macchie oculari emancipate
    Il callionimide marmorato (Synchiropus ocellatus)
    Prof.ssa Dott.ssa Ellen Thaler
  • REPORTAGE
    Guardami negli occhi piccola…
    Quali abitanti del reef possiedono delle macchie oculari?
    Prof.ssa Dott.ssa Ellen Thaler
    Daniel Knop
  • PANORAMICA
    Gli occhi apparenti nei pesci corallini
    Prof.ssa Dott.ssa Ellen Thaler
  • POSTER
    Il gamberetto pulitore cardinale (Lysmata debelius)
    (Dott. Lutz Gohr)
  • VIAGGIO
    Nel giardino corallino di Miri
    I reef della Malaysia
    Werner Fiedler
  • REPORTAGE
    Acciaio e acqua marina
    Una coppia armonica?
    Jürgen Steffens
  • REPORTAGE
    Alghe perforanti nei coralli duri
    Distruttori del reef o fornitori di nutrimento?
    Prof. Dott.Dietrich Schlichter
  • REPORTAGE
    Il corallo di vetro Lophelia pertusa
    Florian Graner
  • REPORTAGE
    Organismi marini al microscopio elettronico a scansione
    Dott. Karl-Heinz Linne von Berg
  • OGNI INIZIO E’ FACILE
    Le pagine per l’acquariofilo marino principiante
  • AMBIENTE E NATURA
    Troppi acquari tropicali: in pericolo l’ecosistema corallino
    Sandro Mansutti
  • NOVITA’ DAL MERCATO
  • CONSIGLI E TRUCCHI

EDITORIALE

Dopo tutto l’occhio è soltanto un organo visivo, e tuttavia attribuiamo a questo “dispositivo per la percezione degli stimoli luminosi” un significato molto particolare. Gli occhi sono considerati come “specchio dell’anima” di un’altro essere umano, e per chi li possiede una sorta di “finestra verso il mondo”, giocando inoltre un importante ruolo nelle conversazioni non verbali. Soprattutto durante un contatto visivo, ci si rende conto di essere stati avvertiti, circostanza valida non solo per gli umani ma anche per molti animali. Questa evenienza dà luogo naturalmente ad una moltitudine di reazioni dipendenti dalla situazione, come la fuga o l’inibizione dell’aggressività. Non deve sorprendere quindi, che nel regno animale anche delle macchie simili ad occhi possano provocare dei diversi modelli comportamentali e di conseguenza i meccanismi evolutivi abbiano contribuito a rafforzare la formazione di questi cromatismi oculari. In taluni casi le concentrazioni di pigmento sono state ulteriormente sviluppate diventando addirittura dei veri e propri segnalatori, che lampeggiano o mutano di colore, rendendo possibili dei processi comunicativi. Gli affascinanti processi comportamentali che si verificano in tale maniera, non si rivelano però spontaneamente allo spettatore; richiedono intense e pazienti osservazioni e una minuziosa documentazione, prima che una specie animale sveli questi segreti. In ogni caso, è proprio l’intensiva osservazione che rende affascinanti i biotopi marini, nell’acquariologia marina come negli ambienti naturali della barriera corallina. Ciò non si può dire soltanto per le osservazioni comportamentali e per altri esami scientifici, perché già unicamente l’aspetto estetico può costituire un legame indissolubile. Chi potrebbe costituire un esempio migliore di una passione illimitata per i biotopi marini se non Berta Helena Amalie Riefenstahl, che ottenne il suo brevetto di sub a 71 anni. Nei tre decenni seguenti si dedicò con inesauribile energia agli ambienti vitali degli animali corallini. Ancora prima del centesimo compleanno la redazione della rivista aveva programmato una intervista con l’indiscutibile artista, per trasmettere ai lettori la sua passione per gli abitanti dei reef. Per ragioni di salute si è dovuto più volte posticipare il colloquio. La pubblicazione dell’intervista prevista per questo numero non potrà più verificarsi, Leni Riefensthal è purtroppo scomparsa qualche mese fa. Nel suo ultimo film ci ha ammonito riguardo alla preservazione degli ambienti marini. In generale queste esortazioni si associano ai reef tropicali, non senza ragione. Nel frattempo però in questo senso i nord europei possono occuparsi dei fatti di casa propria, dato che da poco è noto che la pesca commerciale arreca inconsapevolmente drammatiche distruzioni ai loro reef corallini, la cui esistenza fino a qualche anno fa era ancora ignota. Il pesce da alimentazione che oggi acquistiamo congelato nei supermercati, ha forse trascorso la sua giovinezza in uno di quei reef di Lophelia pertusa di fronte alle coste norvegesi. Inoltre, la sua cattura ha probabilmente distrutto questo reef in maniera irrecuperabile, perché le reti a strascico tagliano cunicoli nel fragile tetto corallino, trasformando innumerevoli coralli in ciottoli senza vita. Un ambiente vitale vecchio di millenni può in questo caso essere cancellato in un arco di tempo che, in relazione alla sua storia creativa è paragonabile a singoli secondi al termine di un anno. È urgente che, ad esempio tramite l’aiuto del sommergibile da ricerca Jago, questi ambienti vengano studiati e che i risultati siano poi trasformati in regolamentazioni protettive valide a livello internazionale. La conoscenza di un ambiente rappresenta sempre un presupposto per la sua tutela mirata. Questo vale anche per i reef tropicali, ad esempio in Malaysia. Sappiamo ancora troppo poco su questa intensa rete di comunità viventi. Più profondamente radicato sarà il fascino per un biotopo nella “opinione pubblica” di un popolo, tanto maggiore sarà la volontà degli uomini di proporre misure politiche per la sua protezione. Ed è proprio questo, oltre a molti altri, uno dei motivi per la creazione della nostra rivista.

Buona lettura

Daniel Knop