Coralli Nr.26

POLPI

26

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Polpi

SOMMARIO

  • EDITORIALE
  • LA POSTA DEI LETTORI
  • MAGAZIN
  • A COLLOQUIO CON…
  • RARITÀ
  • REPORTAGE FOTOGRAFICO
    Polpi
    Alf Jacob Nilsen
  • REPORTAGE
    La biologia dei polpi
    Alf Jacob Nilseni
  • PRATICA
    I polpi in acquario
    Daniel Knop
  • REPORTAGE
    Il mantenimento dei polpi al Museo Marino di Stralsund
    Gerd Bühring, Harald Lüdtke e Sigrid Wewezer
  • PANORAMICA
    Sistematica panoramica dell’ordine Octopus
    Alf Jacob Nilsen
  • IL POSTER
    Il pesce altalena
    (Taenianotus triacanthus)
    Werner Fiedler
  • IL VIAGGIO
    Il mondo in piccolo
    Macrosoggetti nel Bunaken-Nationalpark
    Daniel Knop
  • PRATICA
    Sostanze nutrienti nell’acquario di barriera, parte 5
    Il ferro, un metallo di importanza vitale
    Jörg Kokott
  • PRATICA
    Contrastare gli Aiptasia nell’acquario di barriera Parte 2
    Dott. Holger Kraus e Dott. Patrick Schubert
  • AMERICAN REEFKEEPING PERSPECTIVES
    Antony Calfo
  • REPORTAGE
    Organismi marini al microscopio elettronico a scansione
    Dott. Karl-Heinz Linne von Berg
  • RITRATTI D’ACQUARIO
    Sogni infantili
    Petra Barg
  • OGNI INIZIO E’ “FACILE”
    Le pagine per l’acquariofilo marino principiante
  • NOVITA’ DAL MERCATO
  • CONSIGLI E TRUCCHI

EDITORIALE

Hrolf Krake, il leggendario re danese del 6° secolo, potrebbe essere all’origine del nome popolare attribuito nella lingua tedesca all’intelligente “lumaca nuotante”. Il re danese si circondava di un manipolo di guerrieri scelti e particolarmente fedeli, come il polpo è circondato dai suoi arti pronti alla difesa. Va detto però, che questa analogia funziona anche in senso opposto. Una cosa certa, in ogni caso, è la parentela dei polpi con i cefalopodi fossili, che possedevano un guscio allungato o sinuoso come quello di una lumaca: gli Ortoceridi e i Ceratidi che circa 350 milioni di anni fa popolavano i mari del mondo. Una delle ramificazioni di tale sviluppo portò al Nautilus, che riuscì a sopravvivere con una più ridotta intelligenza, perché per la sua sicurezza si immergeva durante il giorno a grande profondità, sfuggendo in questo modo alla massiccia selezione dei predatori nel reef. L’altro ramo insieme alla seppia condusse al polpo, in grado di permanere in questo ambiente soltanto sviluppando, per i molluschi, una notevole intelligenza. Questi animali attraggono l’uomo, in senso positivo come negativo, da secoli. Io stesso ho subito il loro fascino 18 anni fa, come inesperto acquariofilo marino principiante. Acquistai un piccolo polpo, allevandolo per molto tempo. Lo osservavo con passione quando assumeva il tipico portamento con gli apici dei tentacoli arrotolati verso l’interno, cercando di attirare il suo cibo preferito: i gamberetti. Lo nutrivo sempre con le mani, giocando con i suoi tentacoli piacevolmente, tanto quanto faceva lui con me. A quei tempi non esisteva o quasi qualcosa da leggere sull’acquariologia di barriera, e solo successivamente qualcuno mi spiegò che quel piccolo polpo con gli anelli blu era un animale provvisto di un veleno mortale. Questo fatto fu per me un avvenimento decisivo, perché mi evidenziò quanto fosse imponente la carenza di informazioni nel mercato acquariologico. Fortunatamente le cose sono cambiate. Dopo la sua scomparsa, ho conservato con la formalina il compagno dagli anelli blu, per ricordarmi che è sempre meglio saperne di più sugli ospiti del proprio acquario. Come appartenente ad una associazione di acquariofili, un principiante oggi non correrebbe questo rischio. Chi scambia di continuo le sue idee ed esperienze con altri che hanno lo stesso interesse, trae un enorme profitto dal loro sapere e riesce ad evitare gli errori più grossolani. Negli USA le associazioni sembrano essersi sviluppate piuttosto bene, e forse una occhiata oltre il “grande stagno” ci potrà offrire l’occasione di estendere il nostro orizzonte. In particolare la posizione dell’industria acquariologica, che gioca oltre oceano un ruolo commercialmente portante nella relazione con le associazioni attraverso l’offerta dei prodotti, vale la pena di essere presa in considerazione, perché rende possibile alle unioni di acquariofili un notevole avviamento. Questa circostanza fornisce a tali gruppi una funzione determinante. Soprattutto se si prende atto del dinamico sviluppo che questo hobby ha evidenziato durante gli ultimi due decenni, un “punto di cristallizzazione” del genere sarebbe auspicabile e molto utile. Basta pensare alla responsabilità che abbiamo noi acquariofili nei riguardi della conservazione degli ecosistemi marini. Pochissimi sono a conoscenza dell’enorme varietà di specie, esistente ad esempio nel Sulawesi settentrionale presso il Bunaken-Nationalpark, tanto quanto noi. Sempre di più i moderni acquari di barriera si trasformano in uno strumento in grado fornire ai profani una impressione di questo mondo animale da proteggere. Un acquario di barriera ben curato da una associazione collocato ad esempio in un centro commerciale, può suscitare, nella mente delle persone che hanno a cuore l’ambiente, molte più emozioni di un qualsiasi documentario televisivo. Sarebbe un obiettivo di alto valore, non solo per le associazioni e gli acquariofili, ma anche per l’industria acquariologica. Anche la riproduzione coordinata e la diffusione di “organismi ad uso acquariologico” marino che, per via della loro specializzazione in un determinato alimento, aiutano a risolvere dei problemi, potrebbero trovare una collocazione tra le attività centrali di una associazione di acquariofili. Un gruppo di appassionati avrebbe la capacità ad esempio di allevare alcuni gamberetti e mantenere una popolazione di Berghia, a disposizione di tutti i partecipanti, la quale viene alimentata soprattutto con gli anemoni di vetro. Sarebbe desiderabile una collaborazione tra i singoli gruppi. Così facendo l’interesse degli acquariofili potrebbe essere indirizzato verso le associazioni, contribuendo al contempo alla crescita di questo hobby.

Buona lettura

Daniel Knop