ALCIONIDI
Acquista la rivista |
Leggi le condizioni di acquisto |
Versione cartacea |
Alcionidi
SOMMARIO
- EDITORIALE
- LA POSTA DEI LETTORI
- MAGAZIN
- A COLLOQUIO CON…
- RARITÀ
- REPORTAGE FOTOGRAFICO
Alcionidi
Daniel Knop - REPORTAGE
La fisiologia degli alcionidi
Daniel Knopi - REPORTAGE
Anthomastus ritteri
Alf Jacob Nilsen - REPORTAGE
Inventario di Coralli morti per la banca dati internazionale
Dott Götz B. Reinicke - REPORTAGE
Alcionidi costruttori di barriera
Dott Götz e Proff. Dott. Helmuth Schumacher - REPORTAGE
Le conseguenze di una relazione interrotta
Dott. Kirsten Michalek-Wagner - PANORAMICA
Panoramica degli alcionidi della famiglia Alcyoniidae
Dott. Phil Alderslade - IL POSTER
Il balistide pagliaccio
(Balistoides conspicillum)
Frank Schneidewind - IL VIAGGIO
Un reef ospitale
Werner Fiedler - PRATICA
Grandi acquari per chiunque
Anthony Calfo - PRATICA
- Limitazione delle sostanze nutrienti
Jörg Kokott - AMERICAN REEFKEEPING PERSPECTIVES
Antony Calfo - RITRATTI D’ACQUARIO
Una nascita complicata
Dott. Jörg Schmoll - OGNI INIZIO E’ “FACILE”
Le pagine per l’acquariofilo marino principiante - NOVITA’ DAL MERCATO
- CONSIGLI E TRUCCHI
EDITORIALE
Un alcionide i cui polipi svolazzano avanti e indietro come spighe su di un campo di grano, mossi da una leggera corrente, è il concetto stesso di bellezza di un reef corallino. La cosa interessante però é che l’interesse degli acquariofili verso gli alcionidi non viene attirato né dalla loro bellezza né dal notevole significato che hanno avuto nello sviluppo dell’acquariologia di barriera. Dopo tutto per via della loro enorme robustezza e della capacità di adattamento hanno permesso l’allestimento di splendidi acquari, in un periodo in cui le conoscenze e la tecnica acquariologica non erano ancora sufficienti per il mantenimento e la moltiplicazione dei delicati coralli duri. Per questa ragione nel numero presente ci siamo occupati maggiormente di tale gruppo animale, per fare in modo che l’attenzione degli acquariofili appassionati di Acropora ne venga nuovamente in parte attirata. In questa occasione ci siamo imbattuti in una immagine impressionante: l’unica ripresa microscopica confocale al mondo di un polipo di corallo, immediatamente dopo l’infezione con le alghe simbionti. Si tratta di una tecnica veramente impegnativa, con la quale si predispongono moltissime riprese del soggetto a strati fluorescenti e diverse altezze. Successivamente tutte le immagini vengono sommate attraverso un software speciale. In Australia tra gli studenti questa immagine dei polipi, per via dell’evidente forma ambigua, ha suscitato molta ilarità. Internamente è stata definita come “glow in the dark condom slide” (“immagine di un preservativo luminoso”), e la cosa piccante in tutto questo è che uomini e donne l’hanno interpretata in modo diverso. Mentre le persone interpellate di sesso femminile tenevano una stampa in formato poster dell’immagine da esaminare quasi sempre in orizzontale, con i tentacoli in contrazione verso l’alto, come raffigurato anche a pagina 43, gli osservatori maschi, in maniera puramente intuitiva, anche senza conoscere “l’appellativo popolare” della foto, nel 96 % dei casi lo facevano guardandola ruotata di 90° in senso orario. Non si tratta di una faccenda istruttiva solamente per i ricercatori comportamentali. Nei robusti alcionidi, è interessante ad esempio la loro sensibilità di reazione verso componenti tossici presenti nell’acqua. Non si tratta solo della dolorosa esperienza di un dentista, i cui alcionidi vissuti per anni nell’acquario del suo studio si sciolsero improvvisamente senza una apparente ragione. Accadimenti simili sono stati riferiti anche in relazione all’effetto di collanti contenenti solventi, di colori freschi di stampa, di “fuochi di artificio da tavola” o di spray insetticidi, perché in tutti questi casi si sono evidenziate delle vistose reazioni dei coralli, che spaziavano da una semplice contrazione delle colonie fino alla perdita totale. Queste osservazioni dimostrano ancora una volta quanto possono essere sensibili gli organismi marini quando vengono confrontati con influssi estranei al loro ambiente naturale. Qualcosa di simile accade con la limitazione delle sostanze nutrienti, che anche i coralli in natura non sperimentano quasi mai. Per decenni il tipico problema dell’acquariologia di barriera è consistito nell’arricchimento delle sostanze nutrienti, in particolare nelle vasche più vecchie. Oggi questo hobby è talmente progredito che i coralli in taluni casi soffrono del fenomeno opposto. Si tratta di una problematica che a confronto è di facile soluzione, ma dimostra ugualmente come gli animali a metabolismo più accentuato vengano esclusi dagli acquari per gestire la vasca in base alle speciali necessità dei coralli duri ed evitare l’arricchimento delle sostanze nutrienti. Nella direzione di un tentativo sperimentale di incrementare la crescita dei coralli duri può anche apparire sensato, ma come sostituto di una vasca di barriera variamente occupata, un acquario di soli madreporari con una ridotta presenza di pesci (o con esemplari carentemente alimentati) non sarebbe certamente soddisfacente. Solamente l’insieme di diverse forme di vita determina la vera attrazione verso l’acquariologia di barriera. Una comunità ricca di specie è alla fine quello che rende il reef così affascinante. Dov’è meglio osservabile tutto ciò se non nel Mar Rosso, ad esempio nel piccolo reef litoraneo nei pressi di Marsa Alam, a sud dell’Egitto, dove questa enorme varietà di specie diventa tangibile perfino effettuando dello snorkeling, come ha potuto appurare Werner Fiedler. Si tratta di presupposti perfetti per ogni acquariofilo marino, visitare la patria degli ospiti della propria vasca e poter imparare a conoscere i loro ambienti naturali.
Buona lettura
Daniel Knop