LA RETE EVOLUTIVA
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La rete evolutiva
SOMMARIO
- 2 EDITORIALE
- 3 LA POSTA DEI LETTORI
- 5 MAGAZIN
- 9 A COLLOQUIO CON…
- 13 RARITA’
- 14 REPORTAGE FOTOGRAFICO
La rete evolutiva
Daniel Knop - 24 REPORTAGE
Ricordi
J. E. N. Veron - 32 REPORTAGE
Collegamenti nell’evoluzione
J. E. N. Veron - 43 IL POSTER
Il gamberetto simbionte imperatore
(Periclimenes imperator)
Kai Vellig - 48 VIAGGIO
Mar di Celebes
Una crociera per sub dinanzi alla costa orientale del Borneo - 54 PRATICA
Riproduzione con successo del pesce mandarino psichedelico
(Synchiropus picturatus) - 60 AMERICAN REEFKEEPING PERSPECTIVES
Anthony Calfo - 66 PRATICA
Uno shock da UV
Una esperienza da fare?
Prof.ssa Dott.ssa Ellen Thaler - 70 RITRATTI D’ACQUARIO
Un reef norvegese
Kenneth Olsen - 77 OGNI INIZIO E’ FACILE
Le pagine per l’acquariofilo marino principiante
Daniel Knop - 80 CONSIGLI E TRUCCHI
- 82 BIBLIOTECA
- 87 NOVITA’ DAL MERCATO
EDITORIALE
L’uomo tende ad aggrapparsi alle rappresentazioni stabili. Il mio esempio preferito a tal riguardo è l’astronomo Galileo Galilei, le cui rivoluzionarie osservazioni hanno dato supporto all’immagine del mondo copernicano nel quale la Terra, sferica, si muove intorno al sole, e non il sole intorno a una Terra piatta. Nel 1614 gli insegnamenti copernicani furono proibiti dal papa e nel 1633 si costrinse Galileo ad abiurare questa visione del mondo. Tutto questo mi passava per la mente mentre mi trovavo in un albergo a Boston insieme al tassonomo di coralli che ha descritto scientificamente, per la prima volta, non meno del 23 % di tutti i circa 4000 coralli duri noti al mondo, proponendogli di usare come titolo principale delle tre versioni linguistiche di CORALLI la sua rivoluzionaria teoria sulla rete evolutiva dei coralli, una realmente nuova “immagine del mondo” da un punto di vista tassonomico. La tesi dell’australiano Prof. John Edward Norwood (“Charlie”) Veron non ha infatti trovato solo fautori ma anche duri oppositori. Con grande spontaneità “Charlie” – questo nomignolo si rifà a Charles Darwin e gli è stato attribuito già durante i primi anni di scuola (“è proprio un piccolo Darwin…”) – mi ha offerto una gran quantità di materiale inedito, frammenti di futuri libri e articoli specializzati. Per ironia della sorte si potrebbe affermare che proprio questo “Charlie” stia limando alla base il concetto di Charles Darwin sull’origine delle specie, che esiste fin dalla fine del 19° secolo, contornato da un alone di sacralità; tuttavia Veron non la mette sostanzialmente in discussione, avanzando dei dubbi soltanto sulla sua unicità come forza propulsiva nell’evoluzione. Non è possibile, invece, dubitare della dannosità dei raggi UV, come sanno tutti coloro che hanno già sperimentato una scottatura solare. Che però anche gli animali di un acquario marino possano soffrire di una “ scottatura solare” e che in aggiunta, in determinate condizioni, possano venire drammaticamente danneggiati da una lradiazione di tale lunghezza d’onda, non è noto a tutti. In particolare se si considera la rapidità con la quale ciò può accadere, quando dopo un guasto tecnico non si adottano misure corrette. Tutto questo dimostra ancora una volta quanto gli acquariofili marini di oggi, insieme a nozioni sui propri animali e sulla chimica, debbano possedere anche profonde conoscenze di tipo tecnico. La moderna acquariologia di barriera è incredibilmente complessa e consente solo limitatamente una specializzazione. Un acquariofilo marino di successo sarà sempre un generalista esperto in molti e diversi campi. Il tutto diventa particolarmente evidente nella riproduzione dei pesci corallini. Un acquariofilo con un punto di vista biologico “allenato”, ad esempio, riesce a riconoscere un problema nello sviluppo delle larve, cerca di scoprirne la causa e per mezzo di conoscenze tecniche e abilità costruttive realizza un apparecchio in grado di risolvere il problema, ad esempio un frullino che mantenga fluttuanti le larve dei pesci, simulando in tal modo una enorme quantità d’acqua. Qualcosa di simile accade con le problematiche inerenti il campo della chimica dell’acqua. Sicuramente sono necessari degli specialisti nel settore dell’acquariologia marina, per lo studio di determinati campi di specializzazione,ma senza i generalisti la moderna acquariologia marina non potrebbe esistere. Soltanto attraverso la combinazione unica tra il sapere di settori del tutto diversi è possibile sviluppare metodi riproduttivi per molti degli abitanti della barriera. L’articolo sulla prima riproduzione a livello mondiale di Synchiropus picturatus, in questo numero di CORALLI, lo dimostra in maniera molto evidente. Un altro esempio è costituito, senza dubbio, dall’allevamento di coralli che da diversi anni viene praticato nella “città delle automobili” americana, Detroit. Un acquariofilo alleva, lontano dai reef corallini, una gran massa di organismi marini, dei quali ancora due anni fa si sosteneva impossibile il mantenimento in acquario. Ciò non sarebbe stato possibile unicamente attraverso specifiche conoscenze biologiche, dato che richiede la “simbiosi” di nozioni in campi diversi tipica degli acquariofili e che non si insegna in nessuna università. Forse noi acquariofili marini dovremmo finalmente smettere di considerarci come “profani in biologia”, reputandoci invece degli “esperti in acquariologia”. La perizia che abbiamo sviluppato nel corso dei trascorsi decenni lo prova senza ombra di dubbio. L’acquariologia marina ha aperto una nuova fase nello studio degli ambienti marini, che J. E. N. Veron definisce “storica” e che si trova solo all’inizio. Migliaia di acquariofili si impegnano e investono tempo e denaro per comprendere sempre meglio la legittimità di un ecosistema di barriera artificiale, con il risultato che questa comprensione potrà successivamente essere utilizzata per la conservazione degli ecosistemi naturali. E, se si considerano le minacce sempre crescenti che incombono sui reef corallini e la loro distruzione, chi potrebbe mettere in dubbio l’importanza di questo lavoro acquariologico?
Buona lettura