PESCI FALCO
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Pesci falco
SOMMARIO
- 2 EDITORIALE
- 3 LA POSTA DEI LETTORI
- 5 MAGAZIN
- 10 RARITA’
- 12 A COLLOQUIO CON…
- 16 REPORTAGE FOTOGRAFICO
Pesci Falco Frank Schneidewind
- 26 REPORTAGE FOTOGRAFICO
La famiglia Cirrhitidae (Pesci falco) Proff.ssa Dott.ssa Ellen Thaler
- 32 PRATICA
Il mantenimento in acquario dei pesci falco Proff.ssa Dott.ssa Ellen Thaler
- 34 REPORTAGE
I pesci falco della famiglia Cirrhitidae Frank Schneidewind
- 42 PANORAMICA
Sistematica dei pesci falco e loro mantenimento in acquario Frank Schneidewind
- 45 IL POSTER
Corallo a stella cubano (Scolymia cubensis) Werner Fiedler
- 50 VIAGGIO
Nuvole sopra al paradiso – L’isola di Vilamendhoo alle Maldive Jürgen Gries
- 56 REPORTAGE
“Veni, vidi, vici” Tentacoli da combattimento e altre armi nella lotta per il nutrimento Daniel Knop
- 60 AMERICAN REEF KKEPING
Anthony Calfo
- 64 REPORTAGE
Sostanze Nutrienti Parte II: confronti tra acquario e reef corallino Alf Jacon Nilsen
- 68 REPORTAGE
La qualità ha la precedenza o “Quando l’avarizia è troppa” Daniel Knop
- 73 RITRATTI D’ACQUARIO
Orientarsi secondo natura
- 78 OGNI INIZIO E’ FACILE
Le pagine per l’acquariofilo marino principiante
- 82 CONSIGLI E TRUCCHI
- 87 NOVITA’ DAL MERCATO
EDITORIALE
“Nuota come un pesce” è una affermazione spesso utilizzata. Che i pesci nuotino si tratta, in effetti, della norma. In ogni caso taluni pesci costituiscono una eccezione, e una di queste sono proprio i pesci falco, perché di regola non li si vede nuotare ma sostare. Rimanere fermi e immobili in una posizione, da molti punti di vista rappresenta un vantaggio. Da un lato è difficile venire individuati dai predatori, e dall’altro non si viene avvistati facilmente neppure dalle proprie prede. Infine, non si consuma di continuo energia per il movimento del proprio corpo, rendendo pertanto necessario meno nutrimento. In generale, quindi, un comportamento che garantisce molto ed è di successo, dato che i pesci falco sono presenti in tutti i reef tropicali dell’Indopacifico. Ad ogni modo, un tale stile di vita può essere vantaggioso solo per alcuni pesci predatori, quelli da agguato che attendono la preda, perché nel caso, ad esempio, di un’alga non vi è necessità di confonderla per poi aggredirla a sorpresa. Un pesce che si ciba di vegetali, pertanto, dovrà sviluppare altri modelli comportamentali rispetto a quelli di un pesce falco. Questa famiglia di predatori gode comunque anche di un altro appellativo, quello di “guardiano dei coralli” per via del loro tipico comportamento che li porta ad adagiarsi su questi invertebrati. I coralli, ad ogni modo, non hanno nessun guardiano nonostante sostanzialmente vivano con una continua minaccia territoriale. Per così dire si fanno la guardia da soli. La lotta per lo spazio vitale, per la luce e per il nutrimento è presente tra i coralli con tale evidenza da comportare spesso aspri confronti per pochi centimetri quadrati di substrato, che in alcune occasioni cambiano di proprietà addirittura più volte. Per questo tipo di interazione aggressiva i coralli hanno sviluppato delle armi, che Steven Spielberg non sarebbe stato in grado di concepire in modo migliore per uno dei suoi thriller fantascientifici. Se si osservano questi confronti tra singoli coralli vicini per un lungo periodo, più prolungato rispetto a quanto, probabilmente, abbiamo modo solitamente di fare nei nostri acquari, scopriremo che si tratta in effetti di una sorta di “comportamento”, seppure sviluppato in un lasso di tempo per noi insolito. Dovrebbero esistere molte meno interazioni simili nei reef di acqua fredda dinnanzi alle coste della Norvegia, che di recente sono stati studiati da ricercatori norvegesi e tedeschi. Questi reef sono in gran parte popolati dal corallo duro Lophelia pertusa, cosicché i confronti tra le singole specie sono qui molto più rari. Durante la spedizione con la nave da ricerca “Poseidon” con a bordo anche il battiscafo “Jago”, gli scienziati hanno scoperto colonie di coralli più estese di quanto si fosse sino ad ora supposto. Tutto questo ci ammonisce ancor più affinché vengano prese al più presto delle serie misure per la protezione di tali ambienti marini, ad esempio in relazione alla pesca commerciale. In ogni caso anche i reef corallini tropicali hanno bisogno di una adeguata protezione. Per questa ragione sono importanti e sensate tutte le attività globali per la standardizzazione dei metodi praticati nell’hobby dell’acquariologia marina. Soltanto con una onesta analisi della situazione relativa a catture, trasporto e mantenimento, nel commercio all’ingrosso o al dettaglio e fino ad arrivare al nostro acquario personale nel salotto di casa, possiamo effettivamente stimare il problema e trovare una soluzione. Il drammatico deterioramento riscontrato in molti reef corallini per via dei cambiamenti climatici globali, della pesca eccessiva e dell’inquinamento rappresenta, e per noi acquariofili dovrebbe costituire un motivo sufficiente, una ragione fondamentale per favorire tutti gli impegni e le attività globali che possono rendere l’hobby dell’acquariologia di barriera ambientalmente compatibile. In tal senso possiamo contribuire da una parte richiedendo ai nostri negozianti animali di elevata qualità in base a tali certificazioni, e dall’altra esponendo, dove ci sembra opportuno, le nostre critiche ai metodi e i concetti attualmente utilizzati, per far maturare con il tempo la consapevolezza della necessità che essi vengano ottimizzati.
Buona lettura