GORGONACEI
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Gorgonacei
SOMMARIO
- 2 EDITORIALE
- 3 LA POSTA DEI LETTORI
- 5 MAGAZIN
- 9 MAC NEWS
- 10 LO SPECCHIO DEL WEB
- 12 RARITA’
- 14 REPORTAGE FOTOGRAFICO
Gorgonacei
Daniel Knop
- 24 REPORTAGE
Gorgonacei non simbionti
Daniel Knop
- 33 REPORTAGE
Gorgonacei simbionti
Dott. Dieter Brockmann
- 40 PRATICA
Il mantenimento in acquario dei gorgonacei
Todd Gardner
- 46 PANORAMICA
Gorgonacei
Daniel Knop e Dott. Dieter Brockmann
- 49 IL POSTER
Il pesce pagliaccio purpureo
Premnas biaculeatus
Kai Vellig
- 54 VIAGGIO
Raja Ampat – Il centro della biodiversità
Daniel Knop
- 62 PRATICA
I ghiozzi anguilla e la loro riproduzione in acquario
Prof.ssa Dott.ssa Ellen Thaler
- 66 REPORTAGE
Anomalie nella livrea nei pesci angelo e nei pesci farfalla
Dott. Horst Moosleitner
- 70 PRATICA
I fosfati nell’acquariologia di barriera
I valori limiti
Dott. Dieter Brockmann
- 76 RITRATTI D’ACQUARIO
Un reef in salotto
Iwan Lässer
- 81 OGNI INIZIO È FACILE
- Le pagine per l’acquariofilo marino principiante
EDITORIALE
I gorgonacei fanno parte di quanto più colorato possa esistere nel reef. Rosso sangue, giallo intenso, blu profondo, spesso con polipi dal forte contrasto, ad esempio bianchi come la neve, sono solo alcune delle combinazioni cromatiche che il reef mostra grazie ai gorgonacei. Perfino i parassiti che vivono su questi coralli si sono talmente adattati alla loro colorazione da essere non meno attraenti dei loro ospiti. Dopo tutto l’uomo è sempre rimasto affascinato dai colori, e se i gorgonacei azooxantellati fossero ben mantenibili in acquario, molti acquariofili li preferirebbero senza meno ai colorati coralli duri. Con la loro presenza, infatti, essi potrebbero ricreare nel loro acquario una immagine ricca di colori, quasi identica a quella naturale. Forse prima o poi questo potrà avvenire, facendo apparire la “passione cromatofila per i coralli duri” un accadimento transitorio. I coralli colorati sono esteticamente belli, non c’è alcun dubbio. È per questa ragione che in molti acquari di barriera possiamo osservare delle straordinarie raccolte di esemplari dal vistoso cromatismo, come è spesso possibile vedere anche in alcune pagine di CORALLI. Inoltre lo sviluppo dei metodi acquariologici tesi al rafforzamento della naturale pigmentazione costituisce sostanzialmente un successo, dato che conduce ad un aumento delle conoscenze relative ai meccanismi fisiologici dei coralli. Questo gioco con i colori non porta però ad un biotopo naturale, ma piuttosto ad un qualcosa paragonabile alla coltivazione di un giardino decorativo con prati simili a tappeti orlati da viole gialle e blu come pure da tulipani rossi. Sostanzialmente in tutto ciò non c’è nulla di male, è umano e non si tratta d’altro che del gioco di colori fatto con i pesci di acqua dolce, i cani o i pappagallini ondulati; alla fine anche legittimo, fintanto che non si confonde questa magnificenza cromatica con la naturalezza o perfino si innalza a misura di comparazione nell’acquariologia di barriera. Si tratta di una via per praticare questo hobby, una delle tante. Se il proprio obiettivo è basato sull’estetismo o piuttosto sulla ricerca delle relazioni più naturali possibili tra gli animali, è un qualcosa che ogni acquariofilo deve decidere da se. È importante, in ogni caso, che non si smetta mai di apprezzare ed osservare con attenzione gli ambienti naturali dei nostri animali da acquario, per non perdere di vista le loro necessità. In questo senso noi acquariofili siamo già molto più concreti rispetto al subacqueo medio, come ho potuto costatare durante un viaggi a Raja Ampat. La rapidità con la quale i subacquei si spostavano attraverso il reef era tale da togliere il fiato, nel vero senso della parola, perché da un lato l’aria, per via della fatica fisica, diventava più scarsa e dall’altro molte possibili esperienze e osservazioni andavano perdute. Non era quasi possibile osservare i dettagli di quanto si vedeva. Chi nuota con questa velocità attraverso la barriera corallina non potrà percepire più di colui che corre attraverso un grande museo. Questa fretta può essere paragonata al passaggio di un tarlo attraverso le pagine di una enciclopedia senza che questo abbia una idea dell’imponente sapere che ha ingerito. Si tratta forse della differenza più evidente tra un subacqueo ed un acquariofilo che si immerge. Quest’ultimo può essere lasciato in un punto qualsiasi di un reef densamente popolato per essere ripreso dopo un’ora: non si muoverà da lì, ma non si annoierà neppure per un secondo. Come equipaggiamento, oltre all’attrezzatura subacquea avrà bisogno nel migliore dei casi di una lente di ingrandimento per scorgere meglio i minuscoli e fragili coralli, le spugne, le ascidie, i ghiozzi o i piccoli vermi. Successivamente, ritornato sull’imbarcazione, con un leggere sorriso sulle labbra presterà un ascolto distratto ai racconti entusiasti del subacqueo sui banchi di wobbegong, gli enormi barracuda, le manta o le imponenti murene. Hanno fatto il giro di tutta l’isola raggiungendo i quaranta metri di profondità. Che bellezza! Lui è stato solo ad otto metri, standosene tutto il tempo nello stesso punto e trovando questo pezzetto di reef, con la sua ricchezza di specie, estremamente affascinante. Se avesse potuto lo avrebbe portato a casa con sé, per porlo in un acquario e continuare ad osservarlo. Perlomeno io mi immagino così gli acquariofili. Forse però talvolta sono veramente troppo romantico…
Buona lettura