Coralli Nr.61 La formazione del branco

LA FORMAZIONE DEL BRANCO61

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La formazione del branco

SOMMARIO

  • 2 EDITORIALE
  • 3 MAGAZIN
  • 9 RARITA’
  • 10 REPORTAGE FOTOGRAFICO
    La formazione del branco
    Daniel Knop
  • 20 REPORTAGE
    Senza il branco non funziona
    Proff. ssa Dott. ssa Ellen Thaler
  • 26 REPORTAGE
    I cosiddetti pesci di branco
    Proff. ssa Dott. ssa Ellen Thaler
  • 30 REPORTAGE
    Comunità per l’alimentazione
    Proff. ssa Dott. ssa Ellen Thaler
  • 37 POSTER
    La lumaca uovo dalla macchia dorata
    ( Diminovula aurantiomaculata )
    Daniel Knop
  • 42 VIAGGIO
    Acquari pubblici in Cina- In visita allo Schanghai Ocean Aquarium e al Beijing Zoo & Aquarium
    Dieter Brockmann
  • 50 REPORTAGE
    Gamberetti nani
    Inken Krause
  • 56 REPORTAGE
    „Operazione squalo“
    Daniel Knop
  • 60 REPORTAGE Dentro c’è il verme
    Dott. Maik Friedrich
  • 64 RITRATTI D’ACQUARIO
    Una cosa rotonda nella „Vecchia fattoria“
    Acquario di René Reiche
  • 68 OGNI INIZIO E’ FACILE Le pagine per l’acquariofilo marino principiante
  • 71 NOVITA’ DAL MERCATO

EDITORIALE

Circa quattro milioni di esemplari stampati complessivamente, tradotto in 27 lingue, questo è l’impressionante bilancio commerciale di un libro che qualche anno fa è finito sulla bocca di tutti, e non solo in Germania. “Der Schwarm” (“Il branco”) di Frank Schätzing descrive una vituale minaccia per l’umanità costituita da una ignota forma di vita intelligente marina, definita come ”pazza”, e il fascino della formazione del branco, vale a dire il raggruppamento di individui in un qualcosa di nuovo dalla forza imponente, pervade l’intero romanzo. Il comportamento di branco dei pesci non è interessante per gli uomini solo da un punto di vista estetico, ma anche da quello funzionale: ha in sé qualcosa di “misterioso” che libera una forza che non si può ritrovare certo nel singolo individuo. Anche “Gli uccelli” di Alfred Hitchcock parlano la stessa lingua, copiata da innumerevoli thriller di seconda nonché quarta classe. Quasi ogni acquariofilo marino di barriera desidera un branco di pesci nella sua vasca, ma la maggior parte ha poche nozioni basilari alle quali ricondurre questa formazione del gruppo. Un branco (nei pesci chiamato anche “banco”) non vale l’altro e, anche con tutte le attenzioni dedicate a questo mantenimento, in acquario si possono commettere molti errori. È utile esaminare nel dettaglio la caratteristica della formazione di un singolo branco e comprenderne il comportamento. Persino negli acquari pubblici è possibile osservare un mantenimento di branco interpretato in modo sbagliato. Mi ricordo, per esempio, di una visita presso un grande acquario pubblico di Manila, nelle Filippine, dove veniva mostrata con orgoglio una enorme vasca con centinaia di pesci chirurgo Naso lituratus . Questo imponente acquario marino con la moltitudine di pesci chirurgo era naturalmente impressionante, ma mi venne riferito che la breve sopravvivenza di questi animali determinava notevoli preoccupazioni. Si trattava senza dubbio di un pesce di branco, mi assicurarono, perché anche in mare si osservano enormi raggruppamenti di questa specie. La ragione per cui questi “pesci di branco” in acquario si infastidissero a vicenda, risultando nel contempo inclini alle malattie ed evidenziando disturbi comportamentali, non era chiara ai responsabili. Ciò è sorprendente perché il fatto che questa specie formi branchi soltanto per alimentarsi non è assolutamente un segreto. Al contempo, comunque, mi ricordo anche dei due esemplari semi adulti di Naso lituratus che volevo far convivere nel mio precedente acquario di barriera da 6.000 litri appena un decennio e mezzo fa, tentativo che rischiò di fallire a causa dell’enorme territorialità di tali pesci, fino a quando mio figlio, allora dodicenne, si inventò una complessa strategia, della durata di molte settimane, per ambientare senza aggressività i pesci nella vasca. Come si può comprendere, la vita sociale dei pesci presenta molte faccettature.

Negli acquari di barriera dei nostri salotti non vivono però soltanto i pesci. Chi presta una maggiore attenzione, vi troverà rappresentanti di svariati gruppi animali, per esempio dei vermi a corda del ceppo dei Nemertini, come ci mostra Maik Friedrich nel suo articolo. Certo la divisione di un verme, descritta e verificata osservando il materiale fotografico potrebbe anche essere interpretata come un accoppiamento disturbato di due individui, ma questi vermi sono effettivamente in grado di moltiplicarsi per scissione. Si spera non fino a formare imponenti popolazioni come quelle dei milioni e milioni di strani vermi di profondità con le vistose mascelle a pinza del romanzo di Schätzing che si cibano entrando nel metano congelato presente sul fondale marino, portandolo in soluzione e contribuendo all’incremento dell’effetto serra che affligge l’umanità…

Allo stesso modo con cui, nel seguito del romanzo, lo studioso indiano di balene Leon Anawak, in precedenza già Sigur Johanson, si convinse che ci fosse più di una curiosa serie di coincidenze dietro l’imponente numero di diversi esseri viventi marini che all’improvviso minacciavano l’umanità. In effetti le cose stavano così: dopo che l’uomo dagli inizi della cultura industriale si era posto contro il resto del mondo, questo resto iniziò a lottare contro l’umanità.

Se esistesse veramente una forma di vita intelligente del genere, che si nasconde da qualche parte nel mare, allora nel Golfo del Messico per queste creature sarebbe di certo arrivato il momento di svegliarsi e di prendere in considerazione delle adeguate strategie visto quello che sta accadendo in quei luoghi a 1.200 metri di profondità. Ma esiste veramente questa forma “pazza”, questo nemico senza faccia che ha iniziato la guerra contro l’umanità? Il condotto di pompaggio della piattaforma petrolifera della BP “Deep water Horizon” alla fine è stata addirittura divorata da questa forma impazzita? Forse, per avvelenare la riserva marina di cibo dell’umanità e per rubare ad essa la benzina necessaria per le sue inquinanti macchine che percorrono la terra e il cielo? Degli interrogativi che i responsabili della British Petrol dovrebbero prendere rapidamente in seria considerazione…

Buona lettura