“L’amore passa attraverso lo stomaco”, si dice. E quello che vale per noi umani, ma per gli animali non è molto diverso. Anche per i nostri ospiti dell’acquario una cura giornaliera per il benessere fisico è tutt’altro che da trascurare. Chi ha fame diventa aggressivo, vuole respingere la concorrenza, difende il proprio territorio per potersi saziare anche domani. Soltanto chi non deve preoccuparsi della propria sussistenza tollera nel proprio ambiente dei “commensali”: come detto: “l’amore passa attraverso lo stomaco”, e pertanto una ottimale somministrazione di cibo è il presupposto per un comportamento naturale degli animali dell’acquario.
Perché un nutrimento conservato?
Senza dubbio il cibo vivo costituirebbe il miglior nutrimento, perlomeno in teoria, e a volte è anche disponibile. Gli organismi vivi da somministrare come mangime sono quasi sempre ampiamente superiori ai cibi conservati, perlomeno quando questi stessi non sono impoveriti in energia e sostanze vitali, ma risultano freschi di cattura o allevati. Proprio qui però insorge uno dei punti problematici nell’alimentazione con mangime vivo. Se si catturasse il nutrimento vivo in natura per offrirlo in commercio, trascorrerebbero molti giorni prima che questi animaletti da somministrare fossero disponibili per l’acquariofilo e suoi ospiti. Durante questo periodo essi stessi cercherebbero continuamente del cibo, nuoterebbero, utilizzerebbero energia perdendo così molto del loro valore nutrizionale. Dopo qualche giorno non sarebbero altro che “acqua sotto forma di crostaceo”, come una volta si espresse Antony Calfo. I nostri ospiti impiegherebbero essi stessi energia per catturare questo cibo privo di valore e per digerirlo, ma il guadagno sarebbe minore dell’energia utilizzata. Non possiamo quindi evitare una conservazione degli alimenti, per far sì che il valore nutritivo rimanga ben conservato.
Un sano alimento surgelato
Analogamente all’alimentazione di noi umani il congelamento rappresenta la forma più sicura per conservare i mangimi. Questo dipende dal fatto che i processi di decadimento biologico attraverso la riduzione della temperatura vengono rallentati, senza modificare la sostanza nutritiva. I microrganismi responsabili della degenerazione dell’alimento in questo modo si moltiplicano molto più lentamente o non lo fanno affatto, e gli enzimi che sciolgono le cellule, con i quali si decompongono quelle del corpo, vengono frenati nel loro effetto. I processi di decomposizione degli alimenti continuano anche allo stato di congelamento, ma risultano sensibilmente rallentati. Il periodo di tempo viene dilatato da qualche ora a molti mesi, e più bassa è la temperatura più questo periodo si allunga. Come si è detto, comunque, è importante sapere che tale processo non si arresta del tutto. Ogni altra forma di conservazione modifica però il nutrimento stesso, come per esempio un riscaldamento. Molte delle vitamine vitali, delle proteine ed altro non sono termostabili e attraverso il riscaldamento vengono inevitabilmente distrutte. L’alimento in seguito potrà apparire identico, ma ha sensibilmente perso in sostanze nutritive. Pertanto i mangimi congelati, tra tutte le tipologie conservate, sono quelli che hanno perso meno del loro valore naturale.
Perché impiegare i mangimi congelati?
Gli animali da somministrare come mangime possiedono ancora la loro forma corporea originale: questo li fa apparire come una preda naturale e in molti ospiti dell’acquario induce uno stimolo chiave per la cattura. Le cose vanno diversamente con dei fiocchi fluttuanti nella corrente. Fortunatamente molti degli animali mantenuti non hanno bisogno di questo stimolo chiave, e si avventano sul cibo anche solo per il suo aroma percepito attraverso il loro senso dell’olfatto. Si tratta dei cosiddetti onnivori, facili da mantenere, che accettano volentieri e con avidità ogni sorta di nutrimento. I gamberetti pulitori Lysmata amboinensis sono un buon esempio per questo gruppo. Negli altri è molto più complicato, perché necessitano di stimoli visivi del tutto particolari. I cavallucci marini nani della Florida (Hippocampus zosterae) per esempio, fanno parte del gruppo dei mangiatori problematici, che possono essere alimentati solo con mangime vivo. Non si riesce ad entusiasmarli né con i fiocchi né con i mangimi congelati, dato che, oltre alla forma corporea, devono percepire anche il movimento della preda e solo questo induce lo stimolo della predazione. Le cose sono molto più semplici con quegli ospiti che trovano lo stimolo chiave decisivo nella forma corporea delle loro prede. Per loro basta fargli fluttuare davanti l’animaletto immobile, premesso che tale forma corporea corrisponda con il modello immagazzinato come preda ideale nel loro genoma. In questo caso lo mangiano anche se dal punto di vista nutrizionale il contributo è piuttosto moderato. Le artemie sono un esempio di tale nutrimento: da un punto di vista nella nutrizione fisiologica apportano relativamente poco al pesce corallino, ma tutti le mangiano volentieri. Una volta che questi pesci si sono abituati a cibarsi delle artemie morte, si riesce presto ad ambientarli anche ad altri tipi di mangimi congelati.

L’ustione da congelamento nei Mysis riduce drasticamente il contenuto di sostanze vitali diminuendo il valore dei mangimi congelati
Conservare correttamente i mangimi congelati
Per conservare effettivamente la qualità, o meglio il contenuto delle sostanze vitali e con queste il valore nutrizionale del nostro mangime congelato, è importante mantenere permanentemente bassa la temperatura. A – 5°C i processi di degradazione progrediscono più rapidamente che a – 20°C. Se il mangime congelato viene conservato a pochi gradi sotto allo zero, da un punto di vista fisiologico nutritivo è molto meno valido di uno che dal produttore era stato immagazzinato, per esempio, a –80°C. Questo significa che lo scomparto dei cubetti di ghiaccio di un frigorifero costituisce un pessimo posto per un deposito di mangimi congelati. È molto meglio il congelatore, che anche durante una calda estate li conservi almeno a – 15°C (meglio – 20°C). Un’altra sfida è quella di evitare l’essiccazione da congelamento. Fintanto che la confezione è inalterata, il mangime congelato non può perdere umidità. Se si trova però senza una copertura a prova d’aria in un recipiente di plastica che viene aperto due volte al giorno, allora cederà continuamente umidità all’ambiente perdendo in valore nutritivo. Il risultato è una “ustione da congelamento”, o in altre parole “un mangime congelato essiccato per surgelamento” . È pertanto consigliabile conservare al riparo dall’aria la scorta della tavoletta di congelato, e riporre nel contenitore di plastica solo una scorta relativamente piccola che verrà poi regolarmente aperta. Nella seconda parte di questo articolo ci occuperemo della scelta delle tipologie più adatte di mangimi congelati.

