Moltissime spugne, ma anche coralli, briozoi ed altri animali marini, non possono sfuggire ai predatori a causa del loro stile di vita sessile e si difendono pertanto in altro modo. Accanto a forti sostanze urticanti vengono impiegate sostanze chimiche inibenti. Anche nel caso dei briozoi le cose non vanno diversamente: Bugula neritina, infatti, si difende per mezzo di una sostanza attiva chiamata briostatina. Questa sostanza non solo serve a respingere i predatori, ma nell’uomo è in grado di inibire anche la crescita delle cellule tumorali. In particolare nella leucemia le briostatine paiono essere particolarmente efficaci e pertanto attualmente vengono testate con studi clinici. Il problema però fino ad ora risiedeva nel fatto che i briozoi contengono una dose estremamente limitata di tale sostanza, sicché era necessario raccoglierne in natura considerevoli quantità, cosa non realizzabile. Un’alternativa consisterebbe nell’allevamento artificiale dei Bugula neritina, che purtroppo oggi non è ancora possibile. In effetti questo problema riguarda svariati animali marini, i cui metaboliti secondari rivestono un’importanza per la medicina umana, perché gli organismi marini sono generalmente tra le fonti maggiormente significative e produttive per le nuove sostanze naturali. Nei tre decenni passati diverse migliaia di metaboliti sono state isolate da spugne, alghe e forme di vita superiori, come la Didemnina (dalle ascidie di mare del genere Didemnum) oppure la Eleuterobina (dai gorgonacei del genere Eleutherobia).

Anche la palitossina di questo polipo incrostante (Protopalitoa grandis) viene prodotta dai batteri.

Anche la palitossina di questo polipo incrostante (Protopalitoa grandis) viene prodotta dai batteri.

Gli esseri viventi marini possiedono sostanze attive contro malattie quali il tumore, l’Aids, l’Herpes e moltissime altre, e la ragione per la quale non possono essere utilizzate risiedeva spesso nel fatto che sono disponibili soltanto ridottissime quantità. Nel frattempo però i ricercatori hanno scoperto che tali sostanze spesso non vengono prodotte dagli animali stessi, bensì dai batteri simbionti che vivono al loro interno. Un esempio a tal riguardo è dato dalla specie di briozoo Bugula neritina, la cui Briostatina deriva dai batteri. Margo Haygood della Scripps Institution of Oceanography, ha individuato il genere responsabile della formazione della Briostatina. Dei trattamenti dei briozoi con antibiotici, che annientano diversi batteri ma che non danneggiano i primi, portarono effettivamente al calo della Briostatina. Gli scienziato valutano ciò come una prova a favore della provenienza batterica della sostanza. Tutto questo non dovrebbe sorprendere, perché da diverso tempo si sa che varie sostanze con forte effetto tossico sugli umani (per esempio la Tetrodotossina proveniente da molti pesci palla parenti dei Tetraodontiformes; la Palitossina dei generi di polipi incrostanti Palytoa e Protopalytoa) derivano dai batteri. Si tratta di una novità positiva, perché potrebbe significare che la Briostatina, e forse moltissimi altri metaboliti secondari di altri abitanti marini, possono essere ottenuti anche al di fuori del mare. Inoltre un batterio è geneticamente molto più facile da modificare di un organismo più sviluppato come una spugna, un briozoo o un corallo. Tutto questo pertanto depone a favore del fatto che lo sfruttamento dei metaboliti secondari marini per la medicina umana negli anni a venire potrebbe avere uno sviluppo rapidissimo.