Quasi nessun tipo di acquario in maniera così sensibile ai metalli pesanti quanto uno di barriera. Se si ha il sospetto che nell’acqua dell’acquario è presente una elevata concentrazione di metalli pesanti è importante intraprendere le giuste correzioni.
Dopo che nella prima parte vi abbiamo descritto l’origine dell’avvelenamento da metalli pesanti nell’acquario di barriera, in questa vi presentiamo le necessarie contromisure che, in caso di emergenza, si possono adottare. Per prima cosa deve essere provato il sospetto e questo è tutt’altro che facile. Per gli acquariofili non esiste generalmente alcuna possibilità di controllare la presenza degli ioni dei metalli pesanti nell’acqua dell’acquario. In sostanza per ciascun singolo metallo dovrebbe essere effettuato uno specifico test di concentrazione. I laboratori specializzati, che svolgono esami sul terreno e sulle acque, possono analizzare l’acqua dell’acquario alla ricerca di un inquinamento da metalli pesanti e in questo modo si può fare chiarezza.

Un inquinamento da metalli pesanti: una improvvisa moria di molte lumache rappresenta un segnale di allarme!
Un esame di questo tipo, tuttavia, costa tempo e molto denaro e i costi si spingono rapidamente nell’ambito delle tre cifre. Una evidente indicazione può essere fornita dalla reazione negativa del sistema acquario al regolare dosaggio di oligoelementi: quando nell’acqua dell’acquario è già presente una elevata quantità di un determinato metallo, gli ioni aggiunti successivamente, con la soluzione di elementi traccia, possono elevare temporaneamente a livelli tossici la concentrazione degli stessi nell’acqua dell’acquario. Tale circostanza è stata osservata, ad esempio, con una eccessiva concentrazione di Nickel e Zinco (accertata attraverso analisi di laboratorio), che da sola non aveva provocato danni visibili negli animali mantenuti ma che aveva nuociuto fortemente a tutti i coralli molli e duri da interromperne la crescita. Tutti stagnavano aprendosi solo in maniera incompleta. Dopo il dosaggio di un buon concentrato di oligoelementi di un rinomato produttore nella prescritta quantità, il giorno seguente molti coralli duri erano morti. Nell’arco di poche ore la concentrazione apparentemente calava (ad esempio per via della schiumazione, il filtraggio con carbone attivo e la precipitazione su superfici solide) nuovamente tanto da non rendersi più altamente tossica vista l’interruzione della moria dei coralli. In ogni caso, con ogni ulteriore somministrazione di oligoelementi il processo riprendeva. Queste osservazioni dovrebbero essere prese assolutamente sul serio e come indicazione per una possibile intossicazione da metalli pesanti dell’acqua. I molluschi come le lumache e le conchiglie reagiscono piuttosto sensibilmente agli avvelenamenti da metalli pesanti. Una contemporanea moria di svariate lumache o tridacne può portare ad un simile sospetto. In particolare bisognerebbe preoccuparsi dei metalli pesanti quando in un acquario di barriera non riescono ad insediarsi invertebrati mobili come molluschi, crostacei ed echinodermi. Se le lumache erbivore non sopravvivono a lungo, i gamberetti vengono rinvenuti morti sul fondo dopo giorni o poche settimane e i ricci di mare, per ragioni inspiegabili, perdono i loro aculei, al più tardi in quel momento dovreste iniziare a cercare le possibili cause di un avvelenamento da metalli pesanti nonché adottare le corrispondenti contromisure:
• Intensa filtrazione con carbone attivo
• Ottimizzare la resa dello schiumatoio
Un legame aggiuntivo dei metalli pesanti può essere ottenuto con dei leganti per fosfati a base ossido di ferro, perché questi immagazzinano collateralmente anche altre sostanze come il Rame, il Nickel, il cobalto, lo Zinco o il Manganese.
Un ulteriore aiuto può arrivare dai chelatori, come quelli impiegati per la preparazione dell’acqua di rubinetto. I chelatori (ad esempio EDTA) tra un cosiddetto legante e uno ione metallico stabiliscono un collegamento, formando così un complesso chelante. Attraverso questa complessazione gli ioni metallici diventano relativamente atossici, comunque, da un punto di vista della tecnica di misurazione, anche difficilmente quantificabili. Detto in parole semplici, i metalli pesanti presenti vengono “incapsulati”. Certo rimarranno ancora nell’acqua, ma non sono più in grado di formare altri legami chimici risultando pertanto non dannosi, fintanto che i “chelatori” non vengono distrutti. Questo può accadere ad esempio per via di una sterilizzazione con raggi UV dell’acqua. Chi quindi agisce con i chelatori contro i metalli pesanti nell’acquario marino, farà bene a disinserire di conseguenza un eventuale impianto di sterilizzazione UV. Qualcosa di simile potrebbe valere anche per l’ozono, non si può, infatti, escludere che questo ossigeno altamente ossidativo abbia un effetto analogo sul guscio chelante. È possibile aggredire più a fondo il problema attraverso un abbondante cambio parziale dell’acqua, ad esempio sostituendo più volte un terzo del volume della vasca ad intervalli bisettimanali.

I ricci di mare che perdono i loro aculei, possono indicare la presenta di un inquinamento da metalli pesanti nell’acqua.
Essenzialmente sarebbe tuttavia una quantità di acqua eccessiva per un acquario di barriera, ma in questo caso si tratta di una vasca avvelenata con animali già danneggiati che diversamente con una certa probabilità degenererebbero per l’intossicazione da metalli pesanti. In ogni caso, anche una abbondante sostituzione parziale dell’acqua come unico intervento servirebbe solo per un breve periodo, e anche la combinazione tra chelatori e cospicui cambi parziali non risolverebbe definitivamente il problema. La ragione sta nel fatto che molti metalli pesanti sono precipitati sulle sostanze solide formando una sorta di deposito. Nella stessa misura con la quale possiamo ridurre la concentrazione dei metalli pesanti nell’acqua, quest’ultimi torneranno in soluzione dal deposito di precipitazione sulle rocce decorative e tra il materiale di fondo. In questo caso potrebbe rivelarsi sensato sostituire almeno una parte del materiale calcareo fino al limite consentito dal ciclo batterico dell’acquario, come tutto il materiale di fondo. Questo intervento consiste tuttavia in un processo accorto, perché la nitrificazione dell’acquario non deve essere disturbata. Pertanto questa misura può essere consigliata solo individualmente per un determinato acquario, conoscendo le dotazioni tecniche, il trattamento biologico dell’acqua e gli occupanti. In un caso del genere è preferibile consultare un rivenditore specializzato in acquariologia.
