Come descritto in un altro articolo, la concentrazione dei fosfati nei biotopi corallini interessanti per gli acquariofili si trova sotto ai 100 µg/l. Si tratta di un valore limite che non dovrebbe essere superato neppure in acquario. Quello che accade se la concentrazione dei fosfati supera sensibilmente tale valore varia certamente secondo il tipo di acquario. Esistono acquari di soli pesci con una concentrazione di fosfati di oltre 5 mg/l e nei quali i pesci mostrano ottima salute. Anche le vasche con gli alcionidi sopporteranno sicuramente una concentrazione di fosfati leggermente alta. Le cose vanno però diversamente negli acquari di barriera con coralli duri. Qualche anno fa nel mio acquario la concentrazione dei fosfati aumentò, probabilmente a causa del nuovo allestimento di un reattore di calcio, improvvisamente fino a 1,9 mg/l (gli altri parametri dell’acqua rimasero inalterati). Nei giorni successivi ho potuto osservare effetti in parte drammatici sugli invertebrati. I coralli duri Acropora del gruppo A. gemmifera reagirono molto rapidamente, con danni irreversibili. Il tessuto dei coralli si dissolse in vaste aree, e anche dopo un repentino abbassamento della concentrazione dei fosfati questi non erano più salvabili. Alcune settimane dopo persi alcuni esemplari di Tridacna. Non posso affermare però che ci sia stata una relazione diretta con il precedente aumento di concentrazione dei fosfati. Si tratta di una circostanza piuttosto improbabile e in teoria la causa potrebbe teoreticamente essere ricercata altrove. I coralli duri Acropora del gruppo A. formosa e A. prostrata si mostrarono invece meno sensibili rispetto a quelli del gruppo A. gemmifera.

Se si vogliono mantenere a lungo nel proprio acquario i coralli duri, la concentrazione dei fosfati dovrebbe essere minore di 100 µg/l. Per la misurazione ci si deve avvalere di reagenti il cui campo di misurazione possa fornire risultati anche al di sotto dei 100 µg/l, circostanza che purtroppo non si verifica in tutti i prodotti specifici normalmente in commercio.Foto: D. Brockmann

Se si vogliono mantenere a lungo nel proprio acquario i coralli duri, la concentrazione dei fosfati dovrebbe essere minore di 100 µg/l. Per la misurazione ci si deve avvalere di reagenti il cui campo di misurazione possa fornire risultati anche al di sotto dei 100 µg/l, circostanza che purtroppo non si verifica in tutti i prodotti specifici normalmente in commercio.Foto: D. Brockmann

Questi coralli ritirarono completamente i loro polipi. Solo con una concentrazione inferiore a circa 0,6 mg/l questi ricomparvero in parte dai loro coralliti. Anche in questi coralli il tessuto degenerò parzialmente, ma contrariamente ai rappresentanti del gruppo A. gemmifera non rimasero danneggiati in modo irreversibile e si ripresero dopo la riduzione della concentrazione dei fosfati. Similmente si comportò Seriatopora hustrix, della famiglia Pocilloporidae. Un terzo gruppo di animali non sembrò per nulla infastidito dall’aumento dei fosfati. Tra questi, ad esempio, Turbinaria spp., Mycedium spp., Pocillopora damicornis e Favia spp. Anche i coralli molli (Sinularia spp. e Xenia spp.) non subirono danni. A seguito di queste osservazioni è importante ricordare che si è trattato di una modificazione puntuale della concentrazione dei fosfati, in altre parole un rapido incremento seguito da un veloce abbassamento, durata meno di quattro settimane. Gli effetti sui coralli, invece, possono essere diversi se la concentrazione dei fosfati aumenta lentamente in un lungo arco temporale e permane elevata. In tal senso nel 2001 furono pubblicate da Koop delle interessantissime osservazioni condotte durante esperimenti in natura. Durante le loro sperimentazioni gli autori presso il One Tree Island Reef (un reef corallino nella parte meridionale della Grande Barriera Corallina, in Australia) aumentarono la concentrazione dei fosfati da 47 µg/l fino a 219 µg/l, inizialmente per un anno, osservando gli effetti durante questo periodo sui coralli duri Acropora aspera, A. longicyathus e Pocillopora damicornis. Durante questo primo esperimento a confronto con il gruppo di controllo non si verificò alcun incremento nella mortalità nei coralli appena citati, anche se ad ogni modo la loro riproduzione venne influenzata. Nel caso di A. longicyathus diminuì il tasso di fecondazione, A. aspera e A. longicyathus svilupparono meno embrioni rispetto all’esperimento di controllo, nel quale la concentrazione dei fosfati non era stata aumentata. Gli autori ottennero risultati paragonabili con un incremento delle concentrazioni di ammonio/nitrati. Dopo aver aumentato, nel proseguo dell’esperimento, la concentrazione dei fosfati durante un altro anno fino a 484 µg/l, osservarono un sensibile innalzamento del rateo di mortalità, in particolare per Pocillopora damicornis, e paradossalmente una intensificazione del tasso di calcificazione nei coralli duri, che determinò una riduzione della densità scheletrica e pertanto una aumentata fragilità. Osservazioni simili sono state ottenute anche nell’allevamento delle tridacne; un incremento artificiale della concentrazione dei fosfati nell’acqua indusse un più rapido sviluppo del guscio, la cui struttura tuttavia diventò innaturalmente porosa (Belda, 1993). In ogni caso va puntualizzato che nella serie di esperimenti condotti da Koop la concentrazione dei fosfati era stata aumentata due volte al giorno in maniera puntuale fino a 219 µg/l, per poi essere ridotta, sempre puntualmente, a 47 µg/l.

I reef corallini sani sono biotopi estremamente poveri di sostanze nutrienti. La concentrazione di fosfati inorganici si attesta di regola al di sotto dei 100 µg/l, spesso anche a valori inferiori a 38 µg/l. Questa foto subacquea è stata scattata nel Mar Rosso.    Foto: D. Brockmann

I reef corallini sani sono biotopi estremamente poveri di sostanze nutrienti. La concentrazione di fosfati inorganici si attesta di regola al di sotto dei 100 µg/l, spesso anche a valori inferiori a 38 µg/l. Questa foto subacquea è stata scattata nel Mar Rosso. Foto: D. Brockmann

Nel secondo esperimento i valori limite erano 484 µg/l e 228 µg/l. Se si riuniscono queste osservazioni si può concludere inequivocabilmente che già un aumento della concentrazione dei fosfati fino a 220 µg/l ha degli effetti sui coralli che dipendono dalla specie e dalla tipologia di incremento. I risultati di Koop (2001) inducono a pensare che in molti acquari di barriera delle concentrazioni dei fosfati (e/o dell’azoto) leggermente alte possano essere responsabili della non espletata riproduzione per via sessuale dei coralli. Nell’esperimento di Koop (2001) è interessante l’osservazione secondo la quale la calcificazione e la densità scheletrica si modificano con una elevata concentrazione dei fosfati. Questo risultato concorda con una ipotesi pubblicata da Simkiss nel 1964, secondo la quale i fosfati costituiscono un potente inibitore della calcificazione. Nella sua ipotesi, lo studioso suppone inoltre che un ruolo importante svolto dalle zooxantelle sia quello di ridurre la concentrazione dei fosfati all’interno dei coralli, per rendere possibile una regolare calcificazione. L’ipotesi si Simkiss non è però in grado di spiegare perché determinate specie di coralli, nel caso di un incremento repentino della concentrazione dei fosfati, deperiscano in larga misura. In questo senso devono essere responsabili altri meccanismi.

Segue parte 2