Evitare le ridondanze

Quello che il vocabolario definisce come “sovrabbondante, eccessivo o non necessario” spesso è riscontrabile anche nei nostri acquari di barriera. In particolare ci riferiamo all’impiego di energia per qualcosa di cui in realtà non abbiamo bisogno. Knop & Luther (2006) hanno trattato l’argomento in modo esaustivo. Chi per esempio utilizza una pompa di spinta per ottenere il movimento dell’acqua probabilmente impiega più energia del necessario. La pompa dovrebbe primariamente creare una pressione, per esempio allo scopo di superare un dislivello. La pompa di circolazione è stata invece costruita per muovere la maggior quantità d’acqua possibile. Se si utilizza però la pompa di spinta solo per la circolazione è come se si sfruttasse un compressore quale ventilatore di raffreddamento. Anche le vasche filtro sono spesso dei veri e propri dilapidatori di soldi. Già durante la progettazione dell’impianto di un acquario bisognerebbe chiedersi se una vasca filtrante sotto l’acquario è veramente necessaria. Raccoglierà l’acqua che per gravità “cade” dalla vasca principale, rendendo necessaria una pompa che la spinga di continuo di nuovo verso l’alto, 24 ore su 24. Perfino utilizzando la pompa più vantaggiosa dal punto di vista energetico, il sollevamento dell’acqua a causa delle caratteristiche fisiche determina dei costi e questi nel corso di dieci o quindici anni si sommano raggiungendo cifre del tutto sorprendenti. Nel caso di un acquario da salotto tali importi sono ancora sostenibili, ma per un acquario pubblico, provvisto di una enorme vasca e di un impianto filtrante dislocato un piano più in basso, questo determina a lungo termine costi che probabilmente saranno a sei cifre. Chi invece decide che l’impianto filtrante non debba trovarsi sotto alla vasca ma alla sua stessa altezza potrà, per esempio nel caso di una vasca da 50.000 litri di un acquario pubblico, risparmiare alla lunga una somma a dir poco interessante. In ogni caso, anche queste vasche filtro poste alla stessa altezza della vasca principale creano ancora delle ridondanze, che si possono razionalizzare, perché le tubazioni tra i due impianti consumano anch’esse energia. Chi vuole veramente risparmiare energia, installerà tutto l’impianto di trattamento dell’acqua direttamente nella vasca principale.

Un acquario per coralli molli non solo è bello e conveniente, ma consuma molto meno energia di uno per coralli duri.

Un acquario per coralli molli non solo è bello e conveniente, ma consuma molto meno energia di uno per coralli duri.

Anche il rischio di guasti viene in questo modo drasticamente ridotto. Se si dispone di una piccola vasca, diciamo di 50-150 litri di volume, non si vorrà vedere al suo interno nè uno schiumatoio nè un filtro, perché ovviamente manca lo spazio. Inoltre, dato che una di queste piccole vasche spesso viene allestita in uno spazio abitativo ridotto, deve occupare anche una superficie modesta. In questo caso una vasca sottostante è quasi inevitabile. Nel caso di un acquario da salotto di grandezza comune, però, bisognerebbe chiedersi assolutamente se l’impianto filtrante debba trovarsi proprio sotto la vasca. Tecnicamente sarebbe meglio, da un punto di vista energetico, un impianto filtrante allo stesso livello, in caso di necessità in un locale attiguo. In questo caso la vasca filtrante e quella principale devono trovarsi alla stessa altezza, perché se la vasca filtro nell’ambiente adiacente è posta per terra creerà dei costi non necessari. In questa sede non dobbiamo inoltre dimenticare che la maggioranza delle pompe si raffreddano attraverso il mezzo trasportato, e ciò significa che riscaldano l’acqua del nostro acquario. Durante l’inverno può anche essere un effetto favorevole, ma durante l’estate produrrà probabilmente dei costi di raffreddamento aggiuntivi, un’altra ridondanza. Una volta stabilito che il trattamento dell’acqua, in particolari situazioni, deve essere realizzato esclusivamente sotto la vasca principale, allora dovremo chiederci quanto abbondante deve essere lo scambio d’acqua tra vasca principale e filtro, dato che proprio tale quantità alla fine determinerà i costi. Una vasca da 800 litri non ha bisogno di una pompa da 8.000 l/h che la colleghi con il filtro. Queste prestazioni da record consumano soltanto preziosa energia, riscaldano l’acqua, producono rumori di caduta d’acqua e aumentano il rischio di guasti. Perfino la radiazione di calore degli accenditori delle nostre lampade deve essere considerata una ridondanza, se durante l’inverno riscaldiamo l’acqua dell’acquario per mezzo di un termoriscaldatore. In questa senso mi ricordo del tecnico acquariologico Rudi Lovak di Heidelberg, davvero molto ingegnoso, che durante gli anni ’80 aveva collocato le bobine delle sue lampade fluorescenti in alloggiamenti in acrilico da lui stesso costruiti, riempiti di olio da trasformatore e poi poste nella vasca filtro come riscaldatori. Ad ogni modo, sconsiglio vivamente agli acquariofili di provare qualcosa del genere, ma lo sfruttamento dell’inevitabile calore degli accenditori durante l’inverno come energia riscaldante potrebbe rappresentare un interessante stimolo per i costruttori di lampade per acquario. Anche l’illuminazione dell’acquario offre un vasto campo alla ridondanza. I coralli zooxantellati hanno senza dubbio bisogno di luce e chi misura le naturali quantità di luce potrebbe supporre che questi animali urticanti abbiano bisogno di una intensità analoga anche in acquario, dalla mattina alla sera, sette giorni alla settimana. In questo caso però diventa evidente la differenza tra teoria e pratica, perché quanto si è detto ora è vero solo in parte. Da un lato l’angolo di incidenza della radiazione solare cambia durante tutto il giorno, circostanza che determina un aumento o una diminuzione del valore di Lux che alla fine raggiunge l’animale. Dall’altro, le nuvole portano ad una considerevole riduzione di luce, e non solo durante il corso del giorno, ma anche in relazione alla stagione, nel periodo delle piogge tropicali addirittura per molte settimane. Pertanto chi misurerà con il proprio Luxmetro a mezzo giorno la radiazione del sole tropicale a 5 o 10 metri di profondità non potrà essere certo che i propri coralli in acquario abbiano bisogno di tale valore di Lux come illuminazione permanente per tutto il giorno. Se si offre ai coralli costantemente questa quantità di luce, forse questa non riuscirà ancora ad arrecare danni al loro meccanismo di foto adattamento, ma provocherà almeno una ridondanza che, detto in altre parole, costa denaro. Una tale quantità di luce non sarebbe per nulla necessaria: al contrario la maggior parte dei coralli sono in grado di esistere in un’ampia fascia di intensità luminose, compensando in misura considerevole una radiazione luminosa più debole attraverso il cambio tra alimentazione autotrofa ed eterotrofa. Chi vuole illuminare in maniera economica non dovrebbe sottoporre i propri coralli ad una illuminazione carente, ma considerare il numero e i watt delle lampade come uno status symbol sarebbe ugualmente la strada sbagliata. L’intensità luminosa deve essere commisurata alle esigenze degli animali da acquario mantenuti, e persino nell’ambito di questa fascia sussistono ancora varie possibilità di risparmiare corrente con l’illuminazione, come sarà puntualizzato più avanti. Questo non vale soltanto per la potenza dei watt, ma anche per la durata di accensione giornaliera. Il giorno tropicale ha 12 ore, non di più, e in questo lasso di tempo, anche quando il celo e privo di nuvole, l’intensità di luce massima è disponibile solo per poche ore. Se si va oltre diventa un lusso che costa denaro.

Impiegare una tecnica che consente di risparmiare

In questa parte dell’articolo vogliamo esporre le possibilità tecniche a disposizione dell’acquariologia marina con le quali alla fine è anche possibile risparmiare denaro. Dato che da questo punto di vista vengono talvolta proposti alcuni gruppi di prodotti, talvolta anche nuovi sviluppi, alcuni di questi saranno descritti, in ogni caso soltanto a titolo di esempio per l’intero raggruppamento o generazione di prodotti, e la citazione di un determinato produttore non deve essere intesa come valutazione o consiglio di acquisto, ma come stimolo per il lettore affinché effettui una comparazione sull’offerta del mercato e ne ricavi la propria impressione. Quello che nel settore dell’automobile è oramai una conoscenza assodata, ovvero che la tecnica obsoleta spreca energia, deve ancora essere presa in considerazione nell’acquariologia.

 Anche le vere e proprie pompe di spinta approfittano delle ottimizzazioni tecniche di diversi produttori, che determinano un calo dei consumi e che pertanto non solo risparmiano energia, ma riducono anche la cessione di calore all’acqua, miglioria che durante l’estate consente di economizzare sul raffreddamento. La Tunze ha compiuto grandi progressi con la pompa "Silente" con il rotore ottimizzato e un magnete ad alta resa nonché una camera di pompaggio perfettamente calibrata.


Anche le vere e proprie pompe di spinta approfittano delle ottimizzazioni tecniche di diversi produttori, che determinano un calo dei consumi e che pertanto non solo risparmiano energia, ma riducono anche la cessione di calore all’acqua, miglioria che durante l’estate consente di economizzare sul raffreddamento. La Tunze ha compiuto grandi progressi con la pompa “Silente” con il rotore ottimizzato e un magnete ad alta resa nonché una camera di pompaggio perfettamente calibrata.

Una pompa di circolazione tecnicamente superata a causa del maggior consumo di corrente nell’arco di qualche anno costerà di più rispetto all’acquisto di un sistema di pompaggio moderno a risparmio energetico. Il sistema di pompe quasi sconosciuto di Lowak degli anni ’80 (un’elica per modelli di natanti quale prolungamento dell’asse del motore forza in modo assiale verticalmente verso l’alto l’acqua, che poi viene direzionata orizzontalmente all’interno della vasca) smuove molta più acqua di molti altri sistemi di pompaggio. Anche il procedimento funzionalmente simile della Tunze Stream (un sistema di pompaggio a forma di lumaca forza l’acqua assialmente, e la pompa ad immersione è disposta in modo da rendere non necessario un nuovo indirizzamento) è più efficiente a parità di consumo energetico. Viene impiegata ancora meno energia se si lavora solo con brevi intervalli di pompaggio per portare in movimento l’acqua, sfruttando in seguito la risonanza energetica della vasca. Se l’incremento di spinta arriva nel momento nel quale l’acqua si sta muovendo nella stessa direzione, le due forze si sommano. Nel caso di una tazzina di caffé o di una scodella questo processo determina una tracimazione, in acquario può essere sfruttato per muovere grandi quantità d’acqua con un dispendio energetico quasi risibile. Va detto che quest’acqua non viene trasportata lontano, ma mossa solo per pochi centimetri, eppure ciò è sufficiente per molti invertebrati sessili allo scopo di evitare la formazione di un mantello acquoso immobile, che impedisce lo scambio di sostanze con il liquido circostante. Se in aggiunta diverse volte al giorno si crea per brevi periodi una intensa corrente turbolenta, è possibile mantenere molte specie di corallo con un minimo impiego di energia per la circolazione dell’acqua.

Segue parte 2

Maggiori informazioni sull’argomento sono disponibili nel Nr. 57 di CORALLI