Diversamente da quanto accade nell’acquariologia di acqua dolce, in quella marina le alghe non devono necessariamente essere considerate fastidiose ma alcune volte addirittura desiderate. Si pensi solamente alle belle e biologicamente importanti alghe calcaree, che in molti acquari si formano sulle rocce decorative. Tuttavia alcune specie di alghe possono sviluppare una crescita eccessiva e difficilmente controllabile e costituiscono per questo una delle maggiori irritazioni nell’acquariologia marina. La cosa si può sostenere per le alghe verdi filamentose (Derbesia spp, Bryopsis spp.) e per i cianobatteri, meglio conosciuti come alghe “patinose” , ma occasionalmente anche per quelle a sfera (Valonia spp., Ventricaria spp.), per quelle silicee, come pure per alcuni flagellati noti come “alghe dorate”. Le alghe filamentose hanno la capacità di oscurare notevolmente la gioia per un acquario marino. Delle spesse coperture verdi si possono propagare tra i coralli, crescendo all’interno delle colonie e aprendo squarci nelle precedenti fitte “praterie di polipi” di coralli duri e stoloniferi. Delle minuscole aree scoperte dello scheletro calcareo di coralli duri a polipo grande vengono, in alcuni acquari, rapidamente colonizzate da alghe filamentose che passo dopo passo riducono il tessuto dei polipi del corallo. Anche le alghe patinose sono in grado di mettere a dura prova la “resistenza” di un acquariofilo marino. Degli strati rossicci, talvolta anche grigi o nerastri, si estendono sul fondale e crescono formando dei fitti “tappeti”, che velocemente possono trasferirsi anche alla decorazione rocciosa e ai fusti dei coralli molli, non arrestandosi nemmeno di fronte ai coralli duri. Quello che l’acquariofilo aspira tra disperazione e arrabbiature la sera, si ripresenta puntualmente la mattina seguente, dato che questi cianobatteri possiedono un enorme potenziale di sviluppo. Queste vere e proprie piaghe non rappresentano solamente un problema estetico, visto che i cianobatteri e le alghe influenzano, nel caso di una infestazione massiccia, le condizioni dell’acquario a loro vantaggio e di regola molto seriamente a discapito degli esseri viventi superiori. Allora cosa si può fare? La rimozione meccanica fa parte delle contromisure più importanti, ma da sola non è usualmente sufficiente a venire a capo del problema. Risulta determinante un cambiamento delle condizioni dell’acquario; in assenza di queste modificazioni le alghe appena ridotte ricresceranno rapidamente, raggiungendo l’originaria densità.
Alghe filamentose
Una crescita invasiva di alghe filamentose può essere ricondotta ad una “eutrofizzazione” (arricchimento di sostanze nutritive), dell’acqua dell’acquario. Si tratta prima di tutto di nitrati e fosfati. Tuttavia il flagello delle alghe non è imputabile esclusivamente ad un problema relativo a nitrati e fosfati, visto che le alghe necessitano di ulteriori sostanze per crescere. Servono ad esempio il ferro, l’anidride carbonica come nutrimento di base e naturalmente una sufficiente quantità di energia luminosa, possibilmente della giusta composizione spettrale. Qualora sussista un deficit in uno di questi fattori, che può essere compensato solo marginalmente da una maggiore disponibilità di quelli rimanenti, questo avrà un effetto limitante sulla crescita delle alghe. Questo fatto costituisce senza meno la constatazione più importante nella lotta contro le infestazioni di alghe: molti nitrati e molta luce non provocano di per se una proliferazione di alghe filamentose, se contemporaneamente è presente una spiccata mancanza di ferro o di CO2. Ma se ad esempio, con un cambio di acqua forniamo il ferro necessario, o dosiamo più CO2 ,allora si può verificare una crescita anche esplosiva delle alghe. Nonostante ciò, sarebbe errato affermare che il ferro o la fertilizzazione di CO2 provocano tale problema. L’effetto contemporaneo di tutti i fattori e l’ambiente nel suo contesto globale, provocano l’infestazione! Per questa ragione dobbiamo controllare tutto il sistema.
I seguenti fattori possono favorire la crescita delle alghe filamentose:
– elevato contenuto di macro sostanze nutrienti inorganiche (fosfati, nitrati)
– eccessiva somministrazione di ferro ed altri oligoelementi
– molta anidride carbonica disciolta (ad esempio, con un reattore di calcio poco efficente)
– lunghi periodi di illuminazione, forte illuminazione
– colori di luce favorevoli alle alghe filamentose (lampade non adatte o usurate)
– mancanza di organismi alghivori
– sostanze nocive che danneggiano le alghe simbionti degli invertebrati più di quelle filamentose (ad esempio, contenuto di metalli pesanti troppo elevato, sostanze chimiche tossiche)
– molta superficie libera o troppo pochi invertebrati zooxantellati (concorrenti delle alghe libere!)

L’alga filamentosa Bryopsis pulmosa, con la sua rapida crescita, è in grado di soffocare soprattutto i coralli duri ramiformi.
Cosa fare in caso di infestazione di alghe filamentose?
Ridurre il carico organico dell’acqua
Diminuire la quantità di cibo suona piuttosto semplice. Se però l’acquario è sovrappopolato, serve relativamente a poco far patire la fame ai pesci, senza contare i risvolti etici di una tale iniziativa. Allora non diminuire la quantità di cibo ( sempre che non se ne sia stato somministrato troppo!), ma piuttosto la quantità di animali da nutrire, visto che porta molti più vantaggi! Gli alimenti surgelati, dopo averli scongelati, andrebbero brevemente sciacquati sotto acqua corrente, perché il liquido di scongelamento contiene una elevata quantità di fosfati! Inoltre mangimi vitaminizzati secchi di alta qualità costituiscono un ottimo arricchimento della dieta ed al contempo cedono molto meno sostanze all’acqua durante la somministrazione rispetto a quelli surgelati.
Cura dell’acqua
Con l’uso di uno schiumatoio di buona resa ed una modesta quantità di ozono (in un acquario di 500 litri circa 10 milligrammi per ora, direttamente nello schiumatoio) mantenere l’acqua pulita. L’effetto collaterale dell’intensa schiumazione consiste nell’espulsione dell’anidride carbonica in eccesso. Controllare il materiale di fondo e verificare l’eventuale presenza di un eccessivo accumulo di sedimenti. Nel caso prelevarlo dall’acquario (sempre solo per gradi!), per sciacquarlo delicatamente in acqua marina. Testare regolarmente la concentrazione di fosfati e nitrati. I valori migliori si trovano al di sotto dei 20 mg per i nitrati e di 0,1 mg per i fosfati, per litro.
Utilizzare materiali resistenti all’acqua marina
I tubi per acquario in PVC contengono delle sostanze ammorbidenti, che lentamente vengono disciolte avvelenando l’acqua. Analoghi processi di liberazione di sostanze tossiche sono osservabili anche in altri materiali sintetici. Utilizzate pertanto solamente tubi in silicone, tubi in PVC rigidi (da acqua potabile), e materiali sintetici che sono garantiti per un impiego in acqua marina. Attenzione anche agli sfondi per acquari artificiali: richiedete sempre al costruttore una garanzia per un utilizzo in un acquario marino.
Ottimizzare l’illuminazione
Controllare il colore e l’intensità della luce del vostro impianto di illuminazione. Evitate le lampade con una emissione troppo elevata nella banda del rosso e del giallo! Utilizzare per prova altri colori di luce o ridurre l’intensità della stessa, ad esempio diminuendo l’orario di accensione fino al limite tollerato dagli invertebrati. Non dimenticate di sostituire le lampade dopo un periodo di 8 fino a 16 mesi. Lo spettro delle lampade HQI si sposta con l’uso in direzione del rosso-giallo.
Concorrenza nutrizionale attraverso le alghe striscianti
Un buon modo di contrastare le alghe filamentose può consistere nel far proliferare quelle a rapida crescita del genere Caulerpa. Attraverso il loro forte sviluppo, entrano in una sorta di competizione alimentare con le alghe filamentose, determinandone una riduzione. Durante questa fase bisognerebbe evitare ogni somministrazione di oligoelementi, in particolare di ferro.
Neutralizzare la CO2 libera, e far precipitare i fosfati. Se il vostro acquario contiene troppa CO2 libera, allora dovreste tentare di incrementare il valore di pH per mezzo dell’idrossido di calcio. In questo modo si lega l’anidride carbonica libera rendendo questo importante fattore minimale per le alghe filamentose, limitantandone la crescita. In aggiunta va considerato l’effetto della precipitazione dei fosfati attraverso il dosaggio dell’acqua calcarea, cosicché le alghe filamentose devono impiegare più tempo ed energia per assumere questa importante sostanza nutriente.

Questa alga filamentosa che si propaga nell’acquario marino, non viene quasi toccata ed è così robusta da poter essere ridotta solo con l’uso di una forbice.
Contrasto meccanico
Una volta complicata la vita alle alghe con i metodi sopra esposti, si può passare ad una azione di contrasto meccanica. I “cuscinetti” più consistenti vengono estirpati, quelli più ridotti spazzolati. Le alghe filamentose rimosse devono essere eliminate dall’acquario (tubo aspiratore, retino a maglie fini).
Mangiatori di alghe
Le ultime fini rimanenze sulle rocce vengono accettate molto meglio dai mangiatori di alghe dei densi cuscinetti originari. Immettete pesci alghivori (pesci chirurgo, coniglio), lumache (ad esempio Nerita e le specie Turbo), piccoli paguri e ricci alghivori (ad esempio Tripneustes gratilla).
