Nitrati
I nitrati sono il gradino finale del ciclo dell’azoto. Normalmente si formano dall’ammonio, attraverso il tossico passaggio intermedio dei nitriti. I nitrati nell’acqua marina, ci dimostrano che le albumine derivanti dal mangime o da organismi deceduti erano presenti, ma che poi attraverso una autopurificazione biologica, con l’aiuto di batteri, soprattutto quelli del genere Nitrobacter, sono stati trasformati nei relativamente atossici nitrati. I nitrati costituiscono quindi una sorta di discarica biologica. La loro concentrazione nell’acqua viene riportata in milligrammi per litro (mg/l).
Valori di nitrati elevati
Per i pesci, i nitrati sono poco dannosi, perché anche a valori di diverse centinaia di mg/l, quelli corallini più robusti non mostrano normalmente alcun apprezzabile segno di malessere. Ad ogni modo, i nitrati possono essere riconvertiti nei tossici nitriti qualora si verificasse una carenza di ossigeno, e un tale processo di riduzione è ad esempio possibile anche nello stomaco, circostanza che potrebbe far insorgere delle malattie difficilmente riconoscibili e diagnosticabili. Pertanto anche se all’interno dell’acquario marino si allevano esclusivamente pesci, si deve fare in modo che il contenuto di nitrati rimanga ridotto. I coralli subiscono un rallentamento della crescita già a concentrazioni di nitrati relativamente modeste, ad esempio oltre i 20-30 mg/l. Questa affermazione è valida in modo particolare per i coralli duri, mentre moltissimi di quelli molli simbionti tollerano ancora tali valori. In ogni caso, l’intero ambiente dell’acquario si modifica negativamente, se il valore dei nitrati subisce un aumento. In particolare le alghe fastidiose rafforzano la loro crescita, e se questo rasante sviluppo non trova oppositori da un incrementato appetito degli alghivori, quelle filamentose e anche altre alghe riescono spesso a prendere le redini del comando con notevole rapidità diventando straordinariamente difficili da eliminare. .
La crescita delle alghe e i nitrati
Le piante superiori e le alghe sono in grado di utilizzare i nitrati come fertilizzante azotato. La cosa richiede tuttavia che i nitrati vengano dapprima ridotti ad ammonio, un processo che consuma energia. Per loro è più semplice assumere direttamente l’ammonio. Pertanto impiegano i nitrati solamente quando nell’acqua non è disponibile abbastanza ammonio. In un acquario densamente popolato di pesci, la cessione di ammonio degli animali, già solamente attraverso le branchie è rilevante, e le alghe indesiderate possono approfittarne crescendo magnificamente senza ridurre significativamente il contenuto di nitrati dell’acqua. Se invece vogliono utilizzare i nitrati e ridurli ad ammonio, hanno bisogno di ferro e molibdeno come catalizzatori. Se uno di questi è mancante, allora i nitrati come fertilizzanti azotati non sono utilizzabili. L’apporto di ferro e molibdeno nell’acquario può quindi ridurre il contenuto dei nitrati attraverso una forte crescita delle alghe, ma anche trasformarle in una piaga qualora la presenza della sostanza azotata sia elevata. Qualcosa di simile vale per il contenuto di CO2 dell’acqua; nel caso di una carenza di CO2 la crescita delle alghe è limitata, anche se il contenuto dei nitrati è alto, e non riescono a ridurlo attraverso la crescita. Se l’anidride carbonica viene resa disponibile, si può sviluppare una crescita algale esplosiva.
La misurazione dei nitrati
La misurazione non è semplice come quella dei nitriti. Moltissimi produttori offrono nel frattempo delle soluzioni di misurazione, che tuttavia non possiedono tutte la stessa precisione, inoltre il loro impiego è più complicato rispetto ad un test per nitriti, perché normalmente si avvalgono di diversi reagenti che devono essere usati in sequenza.
La riduzione dei nitrati
La riduzione del contenuto dei nitrati si ottiene più facilmente attraverso i regolari cambi parziali dell’acqua, ad esempio almeno il 10 % mensilmente. Una ulteriore possibilità è offerta dalla denitrificazione biologica, la scomposizione dei nitrati per mezzo di battere anaerobici, che vivono permanentemente o in determinati periodi nelle zone prive di ossigeno. Questi batteri scindono l’ossigeno presente nei nitrati utilizzandolo per il loro metabolismo, determinando la riduzione dei nitrati in azoto gassoso. Questo processo ha luogo ad esempio nelle rocce vive naturali oppure all’interno di un fondale alto e fine. Lo si può ottenere anche in speciali filtri denitratori, ad esempio il cosiddetto “filtro a wodka”.
Un contenuto non preoccupante di nitrati si attesta a pochi milligrammi, ad esempio 10 mg/l. Se si misurano concentrazioni superiori, allora è presente qualche fattore disturbante che deve essere rimosso, in particolare se questa tendenza è in aumento.
Le cause di un peggioramento di questo genere potrebbero risiedere in un inquinamento dell’acqua eccessivo (troppi occupanti, eccesso di mangime), in una insufficiente attività dei batteri anaerobici (poca superficie colonizzabile per la mancanza di rocce vive oppure per uno strato di fondo troppo esiguo) oppure in un trattamento dell’acqua troppo debole (filtraggio, schiumazione).