In un altro articolo sono state descritte le diverse componenti spettrali della luce solare, e come vi si adattano le alghe simbionti dei coralli. Dobbiamo pertanto offrire ai coralli dei nostri acquari una illuminazione con adeguata composizione spettrale. In ogni caso, la luce “ideale” per un acquario marino non esiste. La luce diventa ideale soltanto quando vi esponiamo i coralli adatti.

Laguna

Osserviamo l’ambiente naturale dei nostri coralli: il reef. È necessario in tal senso differenziare tra loro singole zone. Spostandoci dalla costa verso il reef, incontriamo inizialmente la laguna, che si estende tra la costa e il reef interno. In questa zona l’acqua è molto bassa, cosicché le condizioni possono variare rapidamente, in particolare la temperatura dell’acqua. In queste aree con acqua estremamente bassa, la luce solare arriva sul fondo quasi completamente non filtrata, e solo pochi coralli sono abbastanza resistenti da riuscire ad imporsi. Spesso è presente prevalentemente vegetazione marina, tra questa isolatamente un corallo duro Porites o un Pocillopora damicornis.

Nella zona di acqua bassa, nella foto il Mar Rosso, l’irraggiamento luminoso, la turbolenza dell’acqua e le modificazioni ambientali, sono talmente forti, da consentire la colonizzazione solo a pochi coralli duri. Chi riesce ad esistere in questa zona, si è ben adattato alle condizioni di illuminazione (composizione spettrale, intensità, direzione della luce).   Foto: D. Knop

Nella zona di acqua bassa, nella foto il Mar Rosso, l’irraggiamento luminoso, la turbolenza dell’acqua e le modificazioni ambientali, sono talmente forti, da consentire la colonizzazione solo a pochi coralli duri. Chi riesce ad esistere in questa zona, si è ben adattato alle condizioni di illuminazione (composizione spettrale, intensità, direzione della luce). Foto: D. Knop

Reef interno

Se ci spingiamo ulteriormente in direzione del mare aperto arriviamo nel reef interno, con acqua molto turbolenta e spesso parzialmente torbida, dove vivono più che altro coralli molli e alcuni duri relativamente robusti. In questa zona si riscontra ancora quasi tutto lo spettro della luce diurna. I coralli di questa zona non sono soggetti ad illuminazione con componente dominante la radiazione blu. Le alghe simbionti, con tutti i loro pigmenti ausiliari, sono strutturate in modo da elaborare il quasi completo spettro della luce diurna.

Piattaforma corallina

Qualcosa di simile avviene nella limitrofa piattaforma e la pendenza corallina, che in ogni caso, può trovarsi anche ad una profondità leggermente maggiore rispetto al reef interno. In questa zona, nonostante l’intensa turbolenza, l’acqua è alquanto più limpida a confronto della parte interna del reef, per via delle immediate vicinanze con l’Oceano interno. In queste circostanze può capitare che un corallo alla stessa profondità riceva qui più luce che nel reef interno. Inoltre, la superficie dell’acqua è molto mossa e determina, attraverso l’effetto lente dovuto all’oscillazione superficiale, uno spostamento di parte della radiazione luminosa che in questo modo arriva ai coralli trasversalmente. Tale caratteristica produce un vistoso “effetto luminoso” su tutte le superfici illuminate, e consente ai coralli la formazione di relativamente molte strutture verticali, perché queste vengono illuminate attraverso la radiazione luminosa che arriva di lato.

La parete della barriera a 10 metri di profondità

Se ci immergiamo lungo la parete della barriera a maggiore profondità, la luce comincerà a ridursi, perché l’acqua assorbe una parte dell’area spettrale, trattenendola e in questo fungendo da filtro. Determinati colori della luce mancano, e pertanto diminuisce anche la quantità complessiva. A circa 10 metri di profondità si avverte già che le tonalità gialle e rosse sono largamente scomparse, cosicché tutto appare con un tocco di blu. I coralli che vivono in questa zona si sono adattati con le loro alghe simbionti, e con i pigmenti ausiliari, alla colorazione di luce qui dominante, come pure attraverso la morfologia alla corrente laminare che vi regna, al contrario della turbolenta piattaforma corallina. Perfino la grandezza della superficie laterale verticale, che un corallo sviluppa a tale profondità, si differenzia marcatamente dalla forma di crescita in acqua assolutamente bassa. A 10 metri di profondità, infatti, la radiazione luminosa disponibile viene distribuita in misura minore attraverso il moto della superficie, e un corallo può permettersi una minor estensione verticale rispetto all’acqua poco profonda.

Nelle zone più profonde, nella foto un reef a circa 12 metri presso Okinawa (Giappone), molti coralli tendono a formare più estese superfici orizzontali rispetto all’acqua bassa. Anche qui è riconoscibile uno spiccato adattamento dei coralli alle condizioni di illuminazione.  Foto: D. Knop

Nelle zone più profonde, nella foto un reef a circa 12 metri presso Okinawa (Giappone), molti coralli tendono a formare più estese superfici orizzontali rispetto all’acqua bassa. Anche qui è riconoscibile uno spiccato adattamento dei coralli alle condizioni di illuminazione. Foto: D. Knop

La parete della barriera a 20 metri di profondità

Se ci immergiamo ulteriormente, possiamo costatare che a 20 metri di profondità è praticamente disponibile soltanto la radiazione luminosa blu. Una distribuzione laterale dovuta al movimento della superficie in questa zona è pressoché inesistente, cosicché la radiazione luminosa arriva ai coralli del tutto in verticale. Per questa ragione sviluppano soprattutto superfici orizzontali e quasi mai verticali. La componente gialla dello spettro nel campo dei 600 µm della luce solare, è essenzialmente sconosciuta ai coralli di questa profondità. La “loro” luce si trova nell’area tra 400 e 500 µm. Inoltre, anche la quantità di luce complessiva è qui molto ridotta, ma i coralli la compensano specializzandosi nella valorizzazione della radiazione blu molto ricca di energia. Così facendo riescono ad espletare la fotosintesi in modo sensibilmente più efficace rispetto ad un corallo della piattaforma corallina, anche se si tratta della stessa specie. I processi di adattamento a questo clima luminoso, in alcuni coralli aumentano anche l’effetto fluorescente. Se confrontiamo ora le tipologie di luce che il mercato dell’acquariologia di barriera ci mette a disposizione, appureremo che rendono possibile una riproduzione delle singole zone di profondità del reef, con il loro diverso clima luminoso. Invece di utilizzare semplicemente un qualsiasi tipo di lampada sopra all’acquario marino, e collocarvi i coralli che ci piacciono, possiamo procedere in modo più sistematico allestendo una vasca di barriera di una determinata profondità, con una corrispondente illuminazione e naturalmente con coralli adeguati. Nella prossima parte della rubrica questa tematica sarà dettagliatamente presa in considerazione.