In altre occasioni, nell’ambito di questo blog, ci siamo occupati di singoli tipi di materiali che possono trovare impiego come fondo per un acquario di barriera. Questa volta tratterremo l’introduzione in acquario unitamente ai necessari trattamenti.
La grandezza dei granuli e l’altezza dello strato
Una volta scelto il materiale per il fondo bisogna fare le seguenti considerazioni: un materiale non vale l’altro, sono di fatto importanti la granulometria e l’altezza dello strato. Un materiale di fondo molto fino (grandezza del granulo minore di 1 mm) dona più naturalezza all’acquario rispetto ad uno grossolano, presenta tuttavia uno svantaggio decisivo: i granuli vengono molto facilmente trasportati dalla corrente e si sarà spesso costretti a diminuire il movimento dell’acqua oppure direzionarlo affinché la sabbia rimanga dove si trova. La conseguenza: è la sabbia a determinare le regole della circolazione, e a noi acquariofili non rimane che attenervisi.

Un Cryptocentrus cinctus insieme al suo inseparabile gamberetto pistolero.
Dovrebbero invece essere gli animali mantenuti, e le loro esigente di circolazione, a prefissare tali regole. Risulta pertanto più indicata una granulometria leggermente maggiore, ad esempio oltre il millimetro di grandezza. Una grandezza eccessiva è altrettanto insensata, perché in questo caso molti piccoli organismi non possono stabilirvisi. In natura troviamo quasi sempre una vastissima gamma di granulometrie mischiate tra loro. Una grandezza dei granuli troppo omogenea nel fondo dell’acquario fa ben presto apparire artificiali anche i materiali naturali Pertanto ai sedimenti fini andrebbero miscelati anche componenti più grossolani forse persino qualche pezzo di maggiori dimensioni di frammenti corallini. La soluzione migliore consiste in una miscela di granuli con varie dimensioni, cosa che in molti habitat corrisponde anche alle situazioni naturali. In prevalenza i fondi sedimentosi dei reef non sono però diversi per forma e grandezza dei componenti, ma anche per il colore, perché all’interno sono presenti, ad esempio, anche minuscoli frammenti di gusci calcarei rossicci (di lumache e conchiglie). Anche in acquario questo conferisce al materiale di fondo un effetto naturale. Il substrato si mostra quindi particolarmente interessante quando non si tratta di una tipologia completamente pura di sabbia corallina, ma quando questa include anche frammenti di gusci di conchiglie. Anche dei taglienti bordi di frattura rafforzano l’impressione di “artificiosità”. Si tratta di un ulteriore vantaggio dei materiali naturali, ad esempio la sabbia corallina, perché in questo caso le particelle sono arrotondate. La sabbia corallina si produce, infatti, attraverso diversi processi; da un lato l’erosione naturale degli scheletri dei coralli duri; dall’altro attraverso il modo di alimentarsi dei pesci pappagallo, che mordono in profondità gli scheletri corallini, macinando con la mascella il materiale calcareo che poi transita per il loro intestino per valorizzarne le sostanze digeribili, in particolare il tessuto dei polipi del corallo.

Il materiale di fondo prelevato in natura (sabbia viva)nell’acquario di questo ghiozzo Valenciennea puellaris, mostra una grandezza variegata e particelle di forma diversa con bordi arrotondati e con una colorazione non uniforme. In questo modo l’effetto è molto naturale.
Successivamente, svuotano lo stomaco durante il nuoto, lasciando dietro di se una vera e propria scia di sedimenti calcarei che poi si depositano sul fondo come sabbia corallina, i cui componenti vengono frizionati tra loro dalla corrente dell’acqua cosicché i loro bordi vengono arrotondati. Già nei paesi di origine questa sabbia corallina viene setacciata per essere venduta nel marcato acquariologico, per separarne i componenti in base alla grandezza, e proprio a questo punto il materiale inizia ad apparire innaturale. In tali materiali di fondo con una granulometria quasi identica, alcuni pesci che vivono nel fondo come gli opistognatidi o i ghiozzi scavatori nonché i gamberetti pistolero della famiglia Alpheidae, possono avere difficoltà nella realizzazione di cavità abitative stabili. Questi animali vengono definiti come abitanti della zona sabbiosa, cosa che sostanzialmente è vera, ma al’interno di una sabbia fina come il talco riescono a strutturare una cavità abitativa solo quelli capaci di trasformare il materiale con una secrezione vischiosa, come i gamberi chiamati pannocchie di mare dell’ordine Stomatopoda. Molti altri animali hanno bisogno hanno invece bisogno assolutamente di materiale con componenti di diversa grandezza, dalle particelle estremamente fini fino a quelle che misurano anche 15 mm o più. In questo modo riescono molto meglio a costruire cavità stabili. Lo strato di fondo, in caso di presenza di animali scavatori, deve essere di almeno 5 cm, meglio se di più. Uno strato di fondo sottile (ad esempio 1-2 cm) ha prevalentemente uno scopo decorativo. Certo anche in questo caso vi si nasconde una certa microfauna, ma chi volesse sfruttare l’effetto biologico del fondale e offrire un ambiente agli animali scavatori, deve predisporre uno strato considerevolmente maggiore. È inoltre importante che le rocce decorative dell’acquario non vengano poste sul fondale, ma effettivamente sulla lastra di fondo della vasca, o meglio su di una lastra in materiale sintetico (acrilico, PVC), posta tra il vetro e le rocce. In questo modo, da un lato si evita che sotto alle rocce si trovino delle zone di materiale di fondo dove risulta carente lo scambio gassoso, con la conseguente formazione di processi tesi a consumare ossigeno. E dall’altro, nel caso di una struttura rocciosa posta sul materiale di fondo, sussisterebbe perennemente il rischio di subire degli scavi sottostanti da parte degli abitanti della sabbia provocando presto o tardi un collasso più o meno fragoroso. Ad ogni modo, ciò non significa che sia necessario predisporre l’intera struttura rocciosa prima di introdurre il materiale di fondo.

Un granulato calcareo omogeneo con particelle tutte della stessa grandezza, come nel caso della cavità abitativa di questi gamberetti pistolero Alpheus bellulus, appare molto artificiale.
È sufficiente posizionare le rocce di base, ad esempio come rocce calcaree secche. In seguito, dopo l’introduzione del materiale di fondo, e dell’acqua marina la struttura può essere completata con le rocce vive. Per evitare una massiccia torbidità dell’acqua durante l’introduzione del materiale di fondo, è opportuno sciacquarlo adeguatamente in precedenza. La soluzione migliore consiste nel collocare il materiale in un secchio lasciandovi scorre all’interno l’acqua con un tubo dal basso, affinché le sostanze fluttuanti vengano rilavate. Durante il risciacquo si può smuovere leggermente la sabbia con una mano rimescolandola. Non esagerare però in tale operazione per non provocare la formazione di altri sedimenti. Appena l’acqua di deflusso, anche dopo un rimescolamento, apparirà limpida il materiale potrà considerarsi pulito. Anche il materiale di fondo vivo proveniente da una busta sigillata può contenere parecchi sedimenti. Anche se il produttore o il fornitore indicano nelle istruzioni che non è necessario un lavaggio, è opportuno verificare che quantità di sedimenti fini contiene, perché tale quantità può essere considerevole e trasformando l’acqua dell’acquario in un liquido lattiginoso. Una volta appurato che la cessione di sedimenti fini è tollerabile potrete immettere il materiale. In caso contrario è consigliabile provvedere al risciacquo del materiale di fondo con acqua dell’acquario (ad esempio con quella di un cambio parziale di un’altra vasca; ovviamente mai utilizzare acqua dolce!) rimescolando con cautela i granuli per rimuovere la gran parte dei sedimenti più fini.
