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Bibliografia:
                                                            FISCh, K. M., C. GuRGuI, N. hEyCKE, S. A. van der SAR, S. A. ANDERSON, V. L.
                                                            WEbb, St. TAuDIEN, M. PLATzER, b. K. RubIO, S. J. RObINSON, P. CREWS & J.
                                                            PIEL (2009): Polyketide assembly lines of uncultivated sponge symbionts
                                                            from  structure-based  gene  targeting.  –  Nature  Chemical  biology,  e-
                                                            published ahead of print, doi:10.1038/nchembio.176.


                                                           le per questo metodo, quindi, bastano pochi grammi di
                                                           una spugna per produrre in grande quantità una sostan-
                                                           za attiva della spugna. Attraverso i loro esperimenti PIEL e
                                                           collaboratori hanno creato le basi per una ricerca siste-
                                                           matica dei geni che producono le sostanze attive nelle
                                                           spugne. Infine gli scienziati  stanno già lavorando alla pro-
                                                           duzione di queste sostanze attive con batteri coltivabili in
                                                           laboratorio.
       Le spugne marine, nella foto una specie Callyspongia, con i loro metaboliti
       secondari e simbionti batterici creano una riserva di farmaci di valore  Fonte: Frank Luerweg, settore stampa e comunicazione del-
       inestimabile per l’umanità.    Foto: D. Brockmann
                                                           l’Università Fridrich-Wilhelm di Bonn, Germania.


       Tridacna costata in acquario?

       Certo in base al materiale fotografico non si può affermare
       con certezza, ma il piccolo esemplare di tridacna indicato da
       un lettore tedesco di Norimberga somiglia in maniera spic-
       cata alla nuova specie descritta scientificamente dalla biolo-
       ga marina Dott.ssa Hilly ROA-QUIAOIT: Tridacna costata (per una
       descrizione dettagliata vedi KNOP, 2009). Anche la stessa ri-
       cercatrice, direttrice di un istituto di ricerca marina a Minda-
       nao, Filippine, dopo aver osservato le foto, pensa si possa trat-
       tare di un esemplare di T. costata. In ogni caso, con una lun-
       ghezza ridotta del guscio di 6,5 cm, è necessario aggiungere
       che la caratteristica tipica della specie non è ancora molto
       spiccata a queste dimensioni, sicché non si può escludere del
       tutto che si possa trattare di una T. squamosa. Secondo Klaus
       Schatz questo esemplare si trova sotto una luce T5 nella zona
       del fondo, e viste le necessità analoghe di altre tridacne sarà
       presto trasferita più in alto sulla struttura rocciosa.

                                             Daniel Knop
        Bibliografia:                                      Si tratta del primo esemplare di Tridacna costata in acquario? Lo dimostrerà
        CORALLI n. 11 Tridacne, 2002, Nuovi Orizzonti Editore.  solo il suo sviluppo nel corso degli anni.   Foto: K. Schatz




       Crostacei con percezione del dolore

       I crostacei sono in grado di sentire dolore e anche di ri-  molti erano pronti ad un compromesso per non dover ri-
       cordarsene successivamente, come hanno dimostrato dei  petere la dolorosa esperienza. Una volta che hanno de-
       ricercatori irlandesi attraverso delle sperimentazioni con  ciso di traslocare impiegano molto meno tempo per sce-
       i paguri. Robert W. ELWOOD e Mirjam APPEL della School of  gliere e provare la nuova abitazione, rispetto a quanto
       Biological Sciences della Queen’s University di Belfast,  fanno i conspecifici non trattati. Secondo i ricercatori si
       hanno somministrato a questi crostacei delle piccole scos-  tratta di un comportamento difensivo, che sostanzialmente
       se elettriche che gli animali sono stati in grado di avver-  è una caratteristica di animali sensibilmente più svilup-
       tire come sgradevoli. Certo lo stimolo è stato talmente ri-  pati dal punto di vista del sistema nervoso: i crostacei era-
       dotto da indurre soltanto molto di rado il crostaceo a la-  no pronti ad accettare i rischi di un insufficiente controllo
       sciare il suo guscio, ma successivamente, quando a tutti  del guscio, pur di evitare una nuova scossa. Una persona
       i paguri sono stati offerti dei gusci vuoti, è risultato che  agirebbe in tutt’altra maniera facendo cadere una tazza


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