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caso, nei riguardi di questa attrazione si possono avere opinioni diverse. Da un lato questi ani-
mali non mostrano più alcun comportamento naturale, dall’altro offrono sicuramente al sub-
acqueo la rara possibilità di vedere da vicino questi maestosi predatori dei Caraibi quasi
durante ogni immersione. Quando raggiungiamo il punto dell’immersione attraversando la
zona delle mangrovie con la rapida imbarcazione, gli squali sono solitamente già sul posto. La
maggior parte di questi robusti animali, che compiono i loro giri nei pressi della superficie
dell’acqua, sono più grandi di noi Questa insolita situazione potrà creare titubanza in qualche
novizio, prima di lasciare la sicurezza della barca per far compagnia ai predatori. Ad ogni modo,
ogni timore in questo momento è immotivato, dato che gli squali preferiscono i pesci. Gli
uomini non fanno parte del loro schema predatorio. Con i loro sensibili sensi questi animali
sanno distinguere bene gli uni dagli altri. La nostra fragorosa entrata in acqua, infatti, li spaventa,
seppure pare si siano abituati a tale procedura. Ancora più affascinante è poter nuotare d’ora
in avanti insieme agli squali ad altezza d’occhio. Solo adesso, ad una più attenta osservazione,
si comprende che noi, a seconda del punto di immersione, abbiamo di fronte degli squali seta
(Carcharhinus falciformes), caraibici (Carcharhinus perezi) o entrambe le specie. Mentre
seguiamo verso il basso la pendenza del reef, l’insolito raduno si scioglie gradualmente. Ben
presto questi animali si dirigono verso regioni con maggiori profondità. Scompaiono di conti-
nuo alla nostra vista per poi rapidamente ricomparire. Frequentemente ci imbattiamo anche
nelle cernie nere (Mycteroperca bonaci), la cui distanza di fuga è più ridotta di quella neces-
saria ad una piena ripresa fotografica. Talvolta questi rispettabili pesci evidenziano un disegno
punteggiato rosso marrone, ma il bordo nero della loro pinna caudale rimane sempre come
sicura caratteristica. Appaiono meno poderose le più rare cernie di Nassau (Epinephelus stria-
tus) con la loro inconfondibile livrea striata. Gli attori principali di questo cerchio di parentela
sono gli Epinephelus itajara. Il più lungo di loro è grande all’incirca quanto me, ma sicuramente
ha quattro volte il mio peso. Batte perfino i buoni due metri dello squalo di barriera Paroli, che
evita prontamente la cernia, appena tenta di sferrare un attacco. Nelle sue fauci la fotocamera
subacquea troverebbe facilmente posto, ed è proprio quello che pensavo mentre cercavo di
scattare una immagine particolarmente ravvicinata. L’unico movimento però è un indeciso rol-
lio degli occhi.
Un avvincente finale
Vista la presenza di tali soggetti ho rivolto poca attenzione agli altri abitanti marini. Sul fondale
Questi invasivi pesci scorpione (Pte- sabbioso ci sono, ad esempio, le razze americane (Dasyatis americana), lo strombo gigante
rois volitans) in alcuni punti dei (Strombus gigas) altrove quasi scomparso, o diverse specie di cetrioli di mare (Asti-
Caraibi si incontrano ormai tanto
spesso quanto nel loro ambiente ori- chopus multifidus). Nelle spaccature del reef si sono ritirati i socievoli tarponi
ginario. (Megalops atlanticus). Le loro
grandi squame vistose, argen-
tate e scintillanti, richiedono

