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prese fotografiche estremamente det-
tagliate del sistema degli organi del-
le ascidie di mare vive. Sorprenden-
temente questa specie è molto robu-
sta, dato che gli zooidi superarono be-
nissimo il regolare smontaggio dello
schiumatoio per la pulizia (protetti-
vo risciacquo nell’acqua dell’acqua-
rio allo scopo di rimuovere i sedi-
menti), nonostante l’apparecchio ve-
nisse più volte brevemente estratto
dall’acqua, esponendo gli animali
non solo all’aria atmosferica, ma an-
che alla forza di gravità.
Perophora multiclathrata
Una delle ascidie di mare che mi ha
maggiormente entusiasmato, è stata
la piccola Perophora multiclathrata,
che inizialmente era presente sulle
rocce vive. Dapprima ho osservato so-
lo gli zooidi di 3-4 mm di grandezza,
nel mezzo dei quali non erano rico-
noscibili strutture di collegamento.
Dopo che si erano spostate dalle roc-
ce vive stabilendosi sia sul fondale
che soprattutto sui vetri dell’acqua-
rio, è stato possibile vedere una tenue
rete di stoloni che collegava tra loro
i singoli zooidi. Questi stoloni si spin-
sero sopra il vetro e formarono nuo-
ve ramificazioni creando così una ve-
ra e propria rete. Pochi giorni dopo i
minuscoli germogli si aprirono e si ac-
crebbero diventando piccole sfere e
formando delle giovani ascidie. Tra-
scorse circa una settimana prima che
Una ascidia di mare Ectenascidia rubricollis, all’interno di un piccolo schiumatoio a controcorrente. la superficie vetrosa in precedenza
La foto in basso mostra il tubo interno dello stesso apparecchio. inanimata venisse ricoperta da una
rete di stoloni di circa 35 mm con
ascidie quasi completamente svilup-
pate. Più volte è capitato che inav-
vertitamente io abbia asportato vaste
porzioni attraverso la calamita per la
pulizia dei vetri, ma nell’arco di po-
che settimane il danno venne ripara-
to colonizzando nuovamente l’area.
Questi zooidi giallo trasparente con-
sentivano una chiara visione del se-
taccio branchiale e degli altri organi,
ma nel contempo, a causa della ri-
dotta lunghezza complessiva, non ren-
devano semplice l’operazione di fo-
tografarli. Quello che mi affascinava
particolarmente, comunque, era il tra-
sporto del nutrimento tra i singoli
zooidi, che aveva luogo all’interno
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