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della rete di stoloni. Non era possibi-
         le osservarlo ad occhio nudo, ma con
         le foto con una proporzione di 5 : 1 e
         una corrispondente illuminazione es-
         so diventava evidente: si poteva ad-
         dirittura vedere il lento movimento
         delle sostanze negli stoloni cavi. Inol-
         tre sulle rocce vive si sviluppavano di-
         verse altre ascidie di mare, che anche
         gli esperti non erano in grado di de-
         terminare con certezza: si trattava di
         una specie sociale con bordi bluastri
         nelle aperture di ingresso, oppure di
         un’altra specie sociale, probabilmen-
         te della famiglia Polyclinidae, che svi-
         luppava una struttura corporea a ste-
         lo creando una grande cloaca di aper-
         tura  comune,  circondata  da  varie
         aperture di ingresso. Monandrocarpa
         plana, una delle altre specie che è sta-
         to possibile identificare, ha formato
         svariati piccoli gruppi di due o tre
         zooidi. Era colorata di un rosso in-
         tenso, e ben presto accanto agli adul-
         ti grandi all’incirca 200 mm si pote-
         vano osservare innumerevoli minu-
         scoli giovani, che nel giro di poche
         settimane diventarono adulti. Questa
         specie consentiva ugualmente un evi-
         dente riconoscimento degli escre-
         menti che fuoriuscivano dal retto die-
         tro all’apertura di uscita: a causa del-
         la colorazione rossa del mantello, tut-
         tavia, erano visibili solamente dall’e-
         sterno. Nel complesso queste specie
         di ascidie di mare piccole e dalla ra-
         pida crescita mi sembravano spicca-
         tamente robuste, nonostante per la lo-
         ro delicata struttura corporea si ten-  Una ascidia di mare Perophora multiclathrata cresce sul vetro dell’acquario. È presente un singolo zooi-
                                            de di 4 mm di lunghezza e una rete di stoloni con zooidi germoglianti.
         da a ritenerle delicate. Di regola non
         sopravvivono le ascidie stesse, ma le
         loro strutture permanenti, saldamen-
         te fissate alle rocce e dalle quali pos-
         sono svilupparsi nuovi zooidi, come
         la rete di stoloni di Ecteinascidia nexa.
         Tutti i pezzi di roccia viva dai quali si
         sono sviluppati i tunicati li ho tra-
         sportate fuori dall’acqua, soltanto leg-
         germente umidi. Anche il trasporto
         durante l’importazione avviene in
         questo modo, e nonostante questo
         enorme disagio tali specie riescono
         a rigenerarsi dalle strutture perma-
         nenti. Non sembrano neppure reagi-
         re in modo eccessivamente sensibile
         al variare delle condizioni ambienta-
         li, fintanto che le necessità basilari di
         “circolazione dell’acqua laminare”,


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